“La Cir dei De Benedetti ha portato a 0 il valore di bilancio della controllata dell’energia al 53% #Sorgenia. E mo’ le banche se la pigliano”. E’ stato il tweet della giornalista finanziaria Carlotta Scozzari nel giorno in cui il gruppo di De Benedetti pubblica i conti, il 6 giugno.
DE BENEDETTI LASCIA IL CONTO ALLE BANCHE
Il commento ben sintetizza una vicenda intricata e al limite dell’assurdo. Che prevede che le banche si facciano carico dei debiti di una società verso cui sono esposti, una società che solo cinque anni fa valutata 3,9 miliardi di euro e ora zero. Ma non può concludersi così, lo scrive Marcello Zacchè sul Giornale: neppure “di fronte a tale drammatica evidenza di crisi ed urgenza, De Benedetti jr non è mai stato distensivo. La linea della casa è stata chiara fin da subito: Cir non mette altri soldi. Nemmeno quei 150 milioni che i top banker del Paese in persona avevano chiesto più come prova di ragionevolezza che per apporto di finanza straordinaria. Per questo c’è da vedere come si metteranno le cose in futuro tra il gruppo Cir, l’establishment bancario nazionale e la politica, che con quest’ultimo sta, proprio in questa fase storica, prendendo nuove misure”.
SORGENIA E IL CAPITALISMO ITALIANO
Il crac Sorgenia rischia cioè di ridisegnare l’intero scenario del capitalismo italiano. Dal canto suo Cir si limita a scrivere nella nota che accompagna il bilancio che “l’andamento del gruppo Cir nel 2014 sarà influenzato, oltre che dall’evoluzione dell’ancora incerto quadro macroeconomico, dall’esito della ristrutturazione dell’indebitamento della controllata Sorgenia”. Riguardo alla quale, “le discussioni tra il sistema finanziario, l’azienda e i soci proseguono attivamente, a testimonianza della volontà delle parti di raggiungere un accordo”.
CIR IN ROSSO
Il rosso di 270 milioni di Cir intanto è quasi interamente attribuibile alla controllata dell’energia, il cui valore in bilancio è stato appunto azzerato. Le altre partecipazioni della holding della famiglia De Benedetti (Espresso, Sogefi e KOS) “ottengono un risultato netto positivo”, ha spiegato la società. “Al netto delle componenti non ricorrenti i risultati del gruppo sono sostanzialmente in linea rispetto al 2012”, chiuso con una perdita di 30,4 milioni. Il rosso di Cir si è riverberato sulla controllante Cofide, in perdita per 130 milioni. A causa dei risultati entrambe le società non staccheranno alcuna cedola. L’approvazione del bilancio di Cir avviene a valle di quello di Sorgenia, chiuso con un rosso di 783,4 milioni, a fronte di una perdita di 196,8 milioni nel 2012. Il risultato è stato determinato dalle svalutazioni con cui Sorgenia, su cui grava un debito di 1,8 miliardi, “ha adeguato il valore dei propri attivi al mutato scenario del mercato dell’energia e al nuovo business plan”.
SEGNALI POSITIVI
Secondo qualche osservatore l’approvazione del bilancio è comunque un segnale positivo per Sorgenia in quanto gli amministratori hanno ritenuto ragionevole, sulla base dello stato di maturazione delle trattative sulla ristrutturazione del debito, approvare i conti con una prospettiva di continuità aziendale.
Nei giorni scorsi erano stati oggetto di una serrata trattativa tra banche e De Benedetti l’earn-out, cioè il meccanismo di partecipazione dei soci Cir e Verbund all’eventuale plusvalenza in caso di vendita di Sorgenia, e la manleva, cioè la richiesta di esonero da responsabilità civili per gli amministratori. Gioco, partita, incontro.
IL PIANO DELLE BANCHE
Il piano delle banche prevede un taglio di 600 milioni all’indebitamento di Sorgenia, attraverso l’emissione di un convertendo da 200 milioni e un aumento di capitale da 400 milioni da sottoscrivere conferendo crediti.
All’esito della manovra Sorgenia sarà delle banche, che saliranno al 98% del capitale, mentre Cir e Verbund si diluiranno al 2%. Con il bilancio 2013 si chiude il percorso di uscita dalle società di famiglia di Carlo De Benedetti, che non si ricandiderà per il Cda di Cir in scadenza a fine giugno e si è dimesso da quello di Cofide. In Cir faranno il loro ingresso i figli Marco ed Edoardo.
ACQUIRENTI PER IL GREEN?
Su Mf, alla vigilia dei conti, Andrea Montanari ricorda che “nel piano di ristrutturazione e risanamento di Sorgenia è previsto che nel medio termine si proceda a una razionalizzazione”. Tra questi “c’è il business relativo alla produzione di energia eolica, che fa capo a Sorgenia Green ed è rappresentato da 100 megawatt installati e autorizzati in Italia e da 174 mw in Francia gestiti dalla jv paritetica costituita con il fondo di private equity Kkr”. E pare sia “spuntato un potenziale compratore per Sorgenia Green. L’identikit tracciato dal mercato è quello del fondo infrastrutturale australiano Macquarie, che starebbe studiando il dossier Sorgenia Green, il cui valore è stimato in almeno 250 milioni. Di formalizzato non c’è nulla, ma sembra che Macquarie sia seriamente intenzionato a tomare a investire in Italia dopo l’operazione su Aeroporti di Roma conclusa nel giugno del 2007”.
Comunque vada, il vincitore è netto. Ma non è una vittoria che sa troppo di gloria.