La ramazzata renziana scuote la Rai. Sono stati giorni di discussioni, trattative e polemiche sul Servizio pubblico. Da una parte il presidente del Consiglio, determinatissimo in una nuova battaglia rottamatrice verso sprechi e privilegi. Dall’altra, i sindacati che prima hanno indetto uno sciopero l’11 giugno per protestare contro il taglio di 150 milioni voluto dal governo nel decreto Irpef, salvo poi sospenderlo dopo contrapposizioni e spaccature.
“Non è una marcia indietro ma un passo avanti sul tema delle riforme”, ha spiegato il segretario dell’Usigrai, Vittorio Di Trapani, soddisfatto dopo le aperture del sottosegretario alla Comunicazione Antonello Giacomelli: anticipo del rilascio della concessione in scadenza nel 2016; riforma del canone per recuperare l’evasione e mantenimento di una sede Rai in ogni regione.
Alcune sigle sindacali, Slc-Cgil, Uilcom-Uil, Ugl Telecomunicazioni, Snater e Libersind-ConfSal, hanno scelto comunque di confermare l’agitazione che sarà accompagnata da assemblee dei lavoratori in tutte le sedi Rai.
Intanto si studia una sorta di nuova commissione di “saggi” che possa impostare il futuro del Servizio pubblico. Il renziano Michele Anzaldi, segretario della commissione di Vigilanza l’ha chiamata una “Pallacorda con i protagonisti presenti e passati della tv per mettere sul tappeto tutte le questioni rilevanti e arrivare ad una bozza di lavoro da consegnare al Parlamento”.
Qualche nome? Santoro, Beha, Freccero, Rizzo Nervo, Annunziata, Mentana, Gruber, Sorgi, Riotta, Minoli, Baudo, Pif, Lerner, Deaglio, Parissone, Campo Dall’Orto, Minà, Costanzo, Guglielmi e Ruffini.
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