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Un’Italia, questa Italia, che somiglia troppo a se stessa

Che Italia questa Italia. E’ proprio l’Italia sempre uguale a se stessa. Pozzallo, centro temporaneo permanente della Sicilia Sud Orientale, famoso per i selfie degli amministratori locali con Matteo Salvini e Angelino Alfano, lì per gli sbarchi, è famosa ancora di più, anche se pochi lo ricordano, per aver inventato la rappresentazione più vivida di questa Italia che proprio non riesce a non essere uguale a se stessa. “Italia 90” fu infatti, ai tempi di quel Mondiale, ‘ngiuria (nickname) per identificare un paesano che aveva una malformazione all’anca sinistra che, più piccola leggermente dell’altra, se ne stava un po’ girata nella camminata proprio come al pupo che fece da mascotte a quei Mondiali. Ed è immagine perfetta, cinica e tutta da ridere di questa Italia, seppur nel feroce sarcasmo paesano che fa della quotidianità, caricatura. Con quell’occhio dissacrante del paesano che ama deformare i suoi simili in cui, in fondo, si specchia. Ed e’ proprio sempre la stessa Italia questa, che si merita la ‘ngiuria “Italia 90”, quella che, ad esempio, a Ottoemezzo ha parlato di sesso nel calcio attraverso le analisi della maitresse Gruber e del cicisbeo Severgnini che rievoca il tale che nei bordelli dava chiacchiera nell’anticamera. Tutto occhio e poco battacchio. E attraverso le riflessioni di Cabrini e della Capotondi direttamente da Taormina – Etna li perdoni –
Facevano drizzare in piedi i peli sulle braccia come nelle sere di Settembre quando l’estate arrifrisca. Anche perche’ la Gruber, che parlava di sesso, sembrava, per dirla con Buzzati, Laide che si offriva seguendo, però, un protocollo approvato dal Ministero della sanita’. Una Laide in camice bianco, ma non per accendere perversioni del tipo “lo faccio con l’infermiera”, ma perché, appunto, con camice e guanti in lattice, predisponeva il paziente per l’atto di ugola ripulendo la parte anatomica con l’amuchina dopo aver eseguito la manovra di scappellamento. In ossequio al bisogno di biologico che va per la maggiore, badate bene, la parte anatomica suddetta, benché rivestita di cappuccio, era presa al guinzaglio con su l’etichetta “natural” come i colli delle bottiglie del vino italiano che fermenta grazie a lieviti naturali e non chimici. Che gazzusa che ne viene fuori!
E poi, dico io, ma chi gliel’ha fatto fare al bell’Antonio tutto mondiale, eroe perché imperfetto sul dischetto nell’82, graziato poi per sua fortuna dall’eroe dell’urlo nazionale, lui che e’ stato materiale onirico per gli sgrillettamenti di mezza italia al femminile, di farsi tramite di cotanta pornografia chic? Almeno a Pagliaro poteva venire in mente di cambiare il nome alla trasmissione, per l’occasione, in Noveemezzo. Un colpo di cinema sarebbe stato, che avrebbe reso un po’ Mickey perfino Beppe e un po’ Kim perfino Lilli. E invece questa Italia, siccome vuole sempre somigliarsi, anziché mangiarsi una bella coppa rica all’amarena, si è fatta mangiare dalla Costa Rica e dai Mazzocchi e Varriale, i ministri della chiacchiera tutta balle e poche palle davanti al pistacchio di grom lavorato dai cronisti, pardon conisti. E che resta sullo stomaco perche’ pesante come le gambe di Chiellini.
Siamo tanti, forse tutti, degli “Italia 90” e in noi ci specchiamo. Con tanto di canottiera con le coste d’ordinanza.



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