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Vi spiego il programma monstre di Italia Unica. L’intervento di Luca Bolognini

Riceviamo e pubblichiamo

Caro direttore,

per la sincera stima che mi lega a Formiche.net, testata sulla quale, come sai, ho curato in passato anche un blog di diritto e innovazione, sento il dovere di fare alcune precisazioni, questa volta non nella mia veste di giurista ma per il ruolo di responsabile del programma politico nello Start-Up Team di Italia Unica.

E’ importante affrontare alcuni punti da voi sollevati, nel merito, sulle proposte programmatiche del nostro movimento politico. In diversi pezzi pubblicati da Formiche.net, infatti, sembra che non siano stati compresi pienamente elementi essenziali del nostro programma politico (qui il testo completo).

Vediamo alcuni di questi punti, insieme, come esercizio di fact-checking (dopotutto, il Programma – scripta manent – è un fatto oggettivo e valutabile).

Quando Edoardo Petti, nell’ultimo articolo che ci ha dedicato il 23 giugno (“Sarà Passera il Rottamatore del centrodestra?”) rimarca, parlando della prospettiva politica di Italia Unica: “Ma non àncora questa prospettiva politica al modello elettorale-istituzionale maggioritario uninominale che rende possibile quel tipo di sfida in Gran Bretagna, Francia, Usa”, colpisce leggere questa considerazione, visto che – oltre ad esservi state numerose dichiarazioni pubbliche di Corrado Passera in tal senso – nel nostro Programma politico scriviamo quanto segue: “Prima di tutto, si deve favorire la partecipazione elettorale, la creazione di alleanze solide e la governabilità. In un Paese democratico, lo Stato di diritto deve garantire ai cittadini la possibilità di essere governati da persone capaci e scelte nella piena libertà. Servono sistemi maggioritari che favoriscano la partecipazione dei cittadini, la selezione qualitativa dei candidati, la formazione di alleanze/governi il più possibile stabili. Il sistema elettorale che vogliamo è maggioritario a doppio turno di coalizione, con possibilità di ulteriori alleanze al secondo turno. […] L’attribuzione di un premio di maggioranza su doppio turno consente la formazione di una maggioranza stabile, mentre l’elezione dei singoli parlamentari il più possibile in collegi uninominali consente l’instaurazione di un legame rappresentativo forte tra l’eletto e il territorio, e allo stesso tempo non ha gli svantaggi delle preferenze, che favoriscono il voto clientelare e ostacolano il rinnovamento delle classi dirigenti, dal momento che i “pacchetti” di preferenze quasi sempre seguono i vecchi signori che ne dispongono, lasciando pochi margini agli outsider”.

Non solo. Quando Edoardo Petti riporta, a proposito della “manovra monstre” di 400 miliardi di euro, che si tratterebbe di “una montagna di risorse che per l’ex banchiere possono essere ricavate dalla valorizzazione con una società ad hoc dell’enorme patrimonio pubblico immobiliare, culturale, storico, artistico-archeologico, paesaggistico. Il cui valore ammonta a mille miliardi”, l’errore è grande: nessuno mai, almeno in IU, si sognerebbe di cedere per finalità di leva economico-finanziaria i beni culturali, artistici, archeologici e paesaggistici del Paese (per quelli prevediamo una gestione più sensata ed efficiente, anche con strumenti di diritto privato, ma senza nulla togliere alla tutela e al controllo dello Stato). Lo diciamo chiaramente, nel Programma del 14 giugno: “Per creare risorse a favore degli interventi per lo sviluppo e per facilitare la riduzione progressiva del debito pubblico è necessario utilizzare in maniera più intelligente il nostro enorme patrimonio pubblico. Far emergere a bilancio tutto l’attivo pubblico dovunque si trovi: terreni, immobili, partecipazioni, crediti, brevetti, ecc. (discorso a parte andrebbe fatto per il patrimonio culturale e artistico che non viene considerato come fonte di cessioni possibile). Utilizzare parti di patrimonio pubblico per capitalizzare attraverso apporto – e quindi senza necessità di dismissioni – strumenti finanziari in grado di favorire lo sviluppo: dalla società veicolo per pagare i debiti commerciali scaduti della PA alla Cassa Depositi e Prestiti”.

Per essere ancora più chiari, e spiegare come funziona il meccanismo di valorizzazione degli asset pubblici (non beni culturali ecc.), nel Programma specifichiamo: “100-200 miliardi di credito possono venire raddoppiando, almeno, la forza di fuoco della Cassa Depositi e Prestiti e del Fondo Centrale di Garanzia aumentando il capitale di 30-50 miliardi attraverso apporto di attivi pubblici e applicando alla Cassa Depositi e Prestiti il modello operativo e gestionale della tedesca KFW. Tra le priorità di sviluppo dell’attività di finanziamento ci sarebbero sicuramente le esportazioni, le infrastrutture e il rilancio del mercato immobiliare e dei mutui per le famiglie”.

E sempre in materia di conferimento di attivi pubblici (non beni culturali, ecc.) presentiamo anche l’idea per ripagare subito i 100 miliardi circa di debito dello Stato verso le imprese, secondo il modello spagnolo.

Quanto alla riduzione delle tasse, Petti commenta: “La copertura per operazioni di tale respiro sarebbe fornita, fra l’altro, da entrate della lotta all’evasione per 25 miliardi di euro. Previsione che appare poco realistica considerando le cifre recuperate ogni anno nell’economia sommersa”.

Ci permettiamo di dissentire, serve un’altra e più radicale visione. Oggi, ogni anno, vengono recuperati circa 12 miliardi di euro dall’evasione. Si tratterebbe di raddoppiare questa cifra, obiettivo ambizioso ma realistico. La fattibilità passa da una serie di misure – tutto si tiene nel nostro Programma – che consentirebbero veramente di cambiare le cose a livello strutturale e sistemico. Per farlo, non serve rovinare la vita ai cittadini con presunzioni di evasione o con blitz spettacolari né illuderli con dichiarazioni dei redditi pre-compilate (quasi uno “studio di settore” di massa per dipendenti e pensionati), mentre si deve ricostruire un rapporto di fiducia con i cittadini: lo Stato si fida di te, ma se lo imbrogli la punizione è immediata e fortissima. Oggi le norme fiscali sono fatte per cercare di combattere gli evasori e gli imbroglioni e invece rendono la vita difficile ai moltissimi cittadini onesti, senza scoraggiare i veri “cattivi”.

In questo senso, nel Programma chiariamo che serve “una fitta rete di controlli sui pagamenti. Servono azioni decise: ridurre/eliminare il contante; diffondere/rendere obbligatoria la fattura elettronica; rendere sempre trasparenti i beneficiari ultimi delle società di comodo, fiduciarie, e anche di società “normali” ma in odore di infiltrazioni. Spingiamo perché a livello mondiale vengano rese illegali le transazioni con i paradisi legali (quelli cioè che non danno trasparenza dei beneficiari ultimi)”.

Non solo, dobbiamo rendere conveniente essere onesti, “fidelizzando” i contribuenti, e nel Programma queste sono le proposte, nero su bianco:
“Facciamo pagare un’aliquota fiscale agevolata alle “imprese tutte trasparenti” (che operano solo attraverso pagamenti e fatturazioni elettroniche).
Restituiamo in contanti ai privati cittadini una parte dell’IVA versata con acquisti effettuati tramite pagamento elettronico (abbattendo al massimo i costi di commissione): l’effetto netto potrebbe essere molto positivo per le casse statali.
Riduciamo l’evasione anche introducendo più “conflitto di convenienze” per i cittadini, attraverso la possibilità di detrarre talune prestazioni fino ad un massimo di 5000 euro annui per famiglia (es. detrazioni per efficientamento energetico e ristrutturazioni delle abitazioni)”.

Una rivoluzione culturale e di convenienze per i contribuenti (quella che alcuni economisti hanno definito di “soft paternalism”), abbinata agli incrementi di produttività causati dalla manovra monstre e da quella strutturale, potrà dare risultati finora impensabili e consentire di pagare molte meno tasse a lavoratori e imprese.

Anche sui temi europei, Petti, che è affezionato alla definizione di Corrado Passera come ex-banchiere anziché come leader di IU, scrive “L’Italia Unica immaginata dall’ex banchiere ha il coraggio di promuovere, grazie alle riforme strutturali, il profondo cambiamento delle politiche di austerità europee. Ma Passera evita di illustrare il percorso del rovesciamento di rotta”.

Nel Programma, invece, sono moltissimi i passaggi in cui indichiamo come invertire la rotta dell’austerità europea, ne citiamo uno fra tanti: “Dobbiamo accelerare gli investimenti che possano creare competitività e quindi crescita e occupazione in Europa: in particolare è necessario aggiungere almeno 1000 miliardi al piano di investimenti già previsto nella pianificazione 2014-2020 per infrastrutture di mobilità, energetiche e di telecomunicazione oltre a ricerca e istruzione da finanziare con Eurobond in modo da accelerare la creazione di occupazione e l’incremento del potenziale di crescita”.

E aggiungiamo: “L’istituzione, almeno per i Paesi dell’euro e di quelli che vorranno aggiungersi, di un “Fondo” di 500-1000 miliardi che agisca come un “meccanismo europeo per lo sviluppo” da affiancare al Meccanismo Europeo di Stabilità – il MES – in grado di emettere “Project Bonds” garantiti da una dotazione di garanzia finanziata – come proposto dalla Commissione Europea – da una quota della Tassa sulle Transazioni Finanziarie potrebbe consentire di realizzare in tempi brevi il programma di investimenti. Tale imposta, unica e non distorsiva, con aliquota limitata, è già stata proposta con una iniziativa di cooperazione rafforzata da 11 Stati dell’Euro. La gestione di questo programma di investimento e finanziamento straordinario potrebbe essere attuato in tempi brevi dalla Commissione assegnando alla BEI, che ha maturato la credibilità e la competenza necessarie, il compito di valutare gli aspetti economici e finanziari dei singoli progetti”.

Ai lettori (e agli elettori, in futuro) valutare. Ma questo fact-checking su quanto riportato era doveroso, da parte di Italia Unica. Senza contare che il tentativo di ricercare una necessaria identità di pensiero programmatico tra Mario Monti e chi ha ideato o fa parte oggi di Italia Unica (a parte il leader, altri come l’economista Riccardo Puglisi) è del tutto incondivisibile e fuorviante. Monti fu coraggioso nella fase di salvataggio dell’Italia, ma non fu certamente sulla stessa lunghezza d’onda di Corrado Passera quando quest’ultimo insisteva per passare ad una fase-due di provvedimenti forti per la crescita. Anche per questa ragione, le loro strade si divisero e Corrado Passera ebbe la lungimiranza di non partecipare all’esperimento di Scelta Civica.

Ringraziandoti per questa occasione di approfondimento, che conferma Formiche.net come luogo di discussione positiva e costruttiva, sarò felice di confrontarmi con te e con i lettori sulle tante e grandi proposte programmatiche che abbiamo lanciato agli italiani, dieci giorni fa a Roma. E invito tutti a contribuire e a commentare, sfruttando la piattaforma di consultazione pubblica attivata da Italia Unica qui

Luca Bolognini


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