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Come se la passa Deutsche Bank. Il report di Bnl-Bnp Paribas

Il completamento dell’Asset Quality Review attivata dalla Bce, previsto per ottobre-novembre, fornirà puntuali indicazioni sulla solidità di ciascuno dei 24 gruppi che formano il vertice del sistema tedesco.

Secondo un recente sondaggio il mondo bancario tedesco è ottimista sull’esito di questo esame, pur essendo consci che la metodologia dell’AQR porterà (non solo in Germania) a definire coefficienti patrimoniali inferiori a quelli finora comunicati. Ad esempio, è già prevista una meno accomodante considerazione delle attività di 3° livello: nel bilancio 2013 Deutsche Bank ne segnala per €29 mld, un importo ampiamente inferiore a quello degli anni precedenti ma comunque pari al 54% del patrimonio di base (Common Equity Tier 1) e una volta e mezza quanto complessivamente evidenziato nel bilancio aggregato delle banche italiane.

Con l’uscita di scena della Dresdner Bank e il suo assorbimento (2008) in Commerzbank a sua volta in forte difficoltà negli ultimi anni, la Deutsche Bank rimane l’unico importante gruppo tedesco con una posizione leader nel mercato nazionale e al contempo un’effettiva proiezione internazionale e un’ampia diversificazione delle attività. Delineare la futura evoluzione di questo gruppo è operazione complessa. Dopo quello completato nell’aprile 2013 (€3 mld), nelle settimane scorse Deutsche Bank ha realizzato un nuovo aumento di capitale per oltre €8 mld, dei quali €1,75 mld raccolti con un collocamento riservato a favore di uno dei fondi sovrani del Qatar9. Nel complesso dal 2010 la Deutsche Bank ha perfezionato aumenti di capitale per oltre €21 mld. Per apprezzare il rilievo di queste cifre è sufficiente osservare che alla più recente verifica (quindi post-aumento) la capitalizzazione di questo gruppo bancario risulta pari a circa €36 mld. Con riferimento all’ultimo triennio la quotazione attuale del titolo è superiore del 4% al minimo e inferiore del 70% al massimo. L’iniziativa della Deutsche Bank era attesa essendo da tempo il suo leverage finanziario (rapporto tra patrimonio di base e totale attivo) su livelli particolarmente elevati; rispetto alla soglia minima del 3% (da raggiungere entro il 2018) la banca è ora a quota 3,8%, con una riduzione della leva quindi da 37 a 29 volte.

L’acquisizione di Postbank nel 2010 aveva lasciato intravedere un rafforzamento della Deutsche Bank nell’ambito tipico della banca commerciale. Il contributo del margine d’interesse ai ricavi totali, aumentato con l’acquisizione di circa 10 punti percentuali (al 54,5%), negli anni successivi si è però costantemente ridotto (al 46,5% nel 2013). Nel recente passato si era ipotizzato un significativo riequilibrio tra le diverse attività, anche al fine di limitare la richiesta di nuove risorse al mercato. In effetti la significativa riduzione dell’attivo intervenuta nel 2013 (da €2.022 a €1.611 mld) si deve per circa ¾ alla revisione del portafoglio derivati e del portafoglio trading. Nel motivare il suo aumento di capitale la Deutsche Bank, però, ha ribadito la volontà di rafforzare la sua attività di intermediario finanziario internazionale. La complessa congiuntura dei mercati finanziari e il più oneroso quadro regolamentare hanno spinto importanti istituzioni a ridimensionare l’attività di sales & trading. Tra i 10 principali operatori, che si stima accentrino oltre due terzi del mercato globale, almeno 5 (prevalentemente europei) avrebbero condiviso questo orientamento. Deutsche Bank, che si vanta di essere nelle prime 3 posizioni in 39 mercati (su 78 esaminati), vede invece in questo riassetto del mercato una opportunità di crescita da cogliere.

Se si osserva la provenienza dei ricavi a livello di area geografica si ha chiaro il duplice profilo di Deutsche Bank. In Germania è dominante l’attività di banca commerciale con un contributo della divisione PBC (Private & Business Client) che arriva a due terzi dei ricavi totali; nell’Europa continentale questa stessa quota è più contenuta ma comunque rilevante (40%); altrove (Regno Unito, Stati Uniti, Asia), invece, il flusso di ricavi più importante (78% nella media dell’ultimo biennio) proviene dalla divisione impegnata nell’intermediazione finanziaria (CB&S, Corporate Banking & Securities). Nel 2013, a livello globale il contributo della divisione CB&S si è attestato al 43%, quello della divisione PBC al 30%. Su un’esposizione consolidata di poco superiore a un trilione di euro, quella costituita da prestiti a famiglie e imprese ammonta a €283 mld.

Leggi qui l’analisi completa del focus Bnl



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