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Che cosa deve fare Renzi per scongiurare il rischio spread

Grazie all’autorizzazione del gruppo Class Editori pubblichiamo il commento di Edoardo Narduzzi, apparso sul quotidiano Italia Oggi diretto da Pierluigi Magnaschi

Lo spread di Madrid è ora del 10% circa più basso di quello di Roma. Il sorpasso, avvenuto negli ultimi mesi, è ora diventato un differenziale acquisito. Ed è sempre il costo reale del finanziamento del debito pubblico il valore chiave, la cartina di tornasole per capire se e quando la crisi italiana sarà superata. Con la crescita del pil inchiodata intorno allo 0 virgola per l’anno in corso, l’economia italiana rimane appesa oggi quanto lo era nel 2011 e più di quanto non lo fosse nel 2012 all’andamento dello spread. L’inflazione 2014 acquisita è allo 0,3% mentre è stata del 2,8 e del 3%, rispettivamente, nel 2011 e nel 2012. Significa che 250/270 punti della riduzione nel differenziale dello spread Btp-Bund sono stati «regalati» dall’andamento dell’indice dei prezzi.

QUANTO PAGA LA REPUBBLICA ITALIANA

Oggi la Repubblica paga uno spread di circa 160 punti base, aggiungendo i 270 prodotti dal crollo dell’inflazione si tocca quota 430. Significa che il teorico tasso di indifferenza tra il 2012 e i valori attuali dello spread è di circa 430 punti base: valori inferiori indicano che in termini reali la Repubblica collocava meglio allora di oggi. Ma significa anche che, adesso, l’Italia paga tassi di rendimento reali sui suoi titoli a dieci anni ancora elevati e pari al 2,5%. Nel 2012 pagava più o meno lo stesso tasso – il 2,65% di rendimento reale – a riprova che miglioramenti sostanziali sul fronte del costo del denaro non ce ne sono stati, perché il calo dello spread è più da imputare all’andamento dell’inflazione che alle riforme e alle politiche di aggiustamento messe in atto dai vari governi succedutisi.

PERCHE’ PADOAN E’ STATO BOCCIATO ALL’ECOFIN

Questi numeri rendono agevole, ai paesi della tripla A dell’eurozona, rispedire al mittente le richieste italiane di maggiore flessibilità, se non accompagnate da proposte concrete sulle tematiche core della crisi italiana: abbattimento dello stock del debito; riforma del mercato del lavoro per accrescerne la produttività media; privatizzazioni soprattutto delle municipalizzate.

COME ABBATTERE LO SPREAD

Il premier Matteo Renzi dovrebbe puntare ad abbattere drasticamente lo spread perché solo un costo del denaro reale molto più contenuto potrebbe agevolare la ripresa. Per farlo deve fare quello che i mercati da anni si attendono dai governi del Belpaese: incidere sull’insostenibile stock di debito pubblico accumulato con un taglio a doppia cifra. Per conseguire l’obiettivo può utilizzare società statali e degli enti locali, parte delle risorse dei fondi pensione, concessioni e molti immobili. Il momentum per agire è adesso e chi ha preso il 41% dei voti non ha la possibilità di sfuggire la responsabilità: la maggioranza relativa degli italiani, unici in Europa, ha votato per riformare non per galleggiare.

Questo vale per lo spread, più di ogni altro argomento in agenda.



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