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Ci hanno rovinato gli anni 80

Ci hanno rovinato gli anni 80. Chi al tempo non era troppo giovane, né troppo vecchio, oggi patisce ancora di più questa crisi. Perché negli anni 80, appunto, la società in tutte le sue categorie si era illusa di essere entrata in una sorta Paradiso Terrestre. Quello costruito ad arte dal marketing spumeggiante e strapagato di allora. Quel marketing che ha fatto della bellezza solo la confezione con cui infinocchiare il proprio target di consumatori. Che l’ha trasformata in mera apparenza. Nella marca di calze, jeans e giubbottini. Peggio, peggio ancora dei telefonini con cui adesso ci stanno rimbambendo definitivamente. – Pronto sono Marina della Tre, ho una comunicazione da farle, ecc. – Sic!
Quanto si stava bene allora. Le case erano piene di qualunque oggetto. I negozi di giocattoli sembravano traboccanti di balocchi. I negozi di abbigliamento di marche. I concessionari di automobili erano tirati a lucido come la messa in piega di Simon le Bon che pareva il trampolino da cui tuffarsi in piscine piene di champagne. Tutti dei gran Pinocchio eravamo.
Nelle case degli italiani, che a poco poco restituiremo all’Europa portandocele, ridotti a babbaluci, come enormi roulotte sulle spalle fino a Bruxelles, ciascuno può ancora trovare qualche vecchio cimelio di quegli anni gloriosi. Qualche bottiglia di Amaro Ramazzotti ancora piena per metà perché, onestamente, con chi minchia si doveva bere tutto quell’amaro?!
Ecco. Con l’amico di oggi che era amico già allora, di fronte alla cambiale rigorosamente elettronica, vi sentite come a Gigi e Andrea. Quelli di adesso, però. Imbolsiti e per nulla comici. Semmai ridicoli. Non è un caso che la Juventus di oggi sembra somigliare proprio alla Longobarda. Non è un caso che uno come Renzi è il Simon Le Bon della politica italiana, mentre Corrado Passera che ha l’ambizione di contrastarlo diventando il riferimento dei moderati, quando dice “io siamo” non fa altro che vendere in salsa mckinsey il “noio” del grande Totò.

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