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Ciò che Renzi non ha detto a Strasburgo

Belle parole affascinanti, a un’Europa stanca possono servire, possono essere anche un buon “viagra” per le istituzioni europee ma, per l’appunto, l’effetto viagra finisce presto come tutte le artificialità lessicali.

Non penso che queste belle parole, questo insieme di slogan azzeccati e affascinanti uniti tra loro possano soddisfare, al di là della rappresentazione che ne daranno i giornali italici, i cittadini europei. Certo, il tono positivo serve, ma ai milioni di disoccupati e di poveri, in crescita in tutto il continente, non riempiranno né la pancia né daranno alcuna speranza.

Quali sono le parole e gli impegni precisi sulla nuova soluzione del dilemma nel quale ci dibattiamo da almeno sei anni, tra rigore e la spinta alla crescita?

Una parola su come evitare nuove speculazioni finanziarie e le conseguenze crisi, già galoppanti negli Usa? Nulla.

Quale intesa realisticamente esiste per lanciare un vero piano che dia stabilità ai Paesi della riva sud del mediterraneo ed elimini la tragedia del terribile mare mediterraneo ormai ridotto a un cimitero? Proprio per le tragedie che si consumano nel mare di “Pericle e Cicerone”, quali pratiche soluzioni si propongono e quali sono già in campo con l’accordo dei 28 Paesi? Perché nessuna piattaforma per sviluppare commerci e sviluppo con i Paesi africani?

Impegni sull’intesa del Mercato Transoceanico con USA? Una intesa segretissima, certo utilissima per le multinazionali, ma l’impatto sulle Pmi europee sarà devastante? Come è possibile chiudere un patto “opaco” senza nessuna valutazione sulla totale dipendenza che la Ue avrà per sempre e in molteplici settori cruciali per lo sviluppo?

“Capitale umano”, “anima”, “coraggio”, “Europa smart”, tutto bello e anzi magnifico, ma di conseguenza avremmo pensato di ascoltare attuazioni concrete e svolte burocratiche conseguenti su giovani, lavoro, povertà, inclusione sociale. Quali sviluppi concreti per le politiche estere della UE, come conciliare l’essere “faro della civiltà” e la pedissiqua sequela degli interessi Usa?

Il problema non sono le scorciatoie, nemmeno quelle che elegantemente e brillantemente sono state usate nel linguaggio per presentare il programma del Semestre Italiano (ben più ricco e completo di quello presentato nel discorso del premier italiano), la sfida è ben altra, complessa e affascinante. Per l’appunto per l’Europa la sfida, come ha detto Renzi, è non rimanere un puntino su Google map. Peccato che il nostro Premier, almeno nel suo discorso, abbia dimostrato di non avere dato indicazioni sull’itinerario, forse e più semplicemente il “Tom-Tom” di Renzi non era stato aggiornato o bloccato.

Ci vorrà altro, molto altro oltre alle parole, pensiamo positivo e rimbocchiamoci le maniche.

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