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Ecco perché (e come) fiducia dei consumatori e vendite vanno a picco

La fiducia dei consumatori è calata per il secondo mese consecutivo a luglio, a 104,6 da 105,6 di giugno. La flessione è stata più marcata delle attese. Tuttavia, il livello resta superiore alla media storica (104,1). Quella di giugno-luglio appare come una correzione “fisiologica” dopo l’impennata vista tra marzo e maggio, che aveva portato l’indice ai massimi da oltre quattro anni.

La flessione è generalizzata ma riguarda più le valutazioni sul clima economico generale che la condizione personale degli intervistati e più le aspettative per il futuro che la situazione corrente. Aumentano per il secondo mese consecutivo (dopo il deciso calo dei 12 mesi precedenti) i timori delle famiglie sulla disoccupazione (in effetti, dopo il calo che aveva portato l’indice ai minimi da quasi sei anni lo scorso maggio, segnalavamo come tale trend ci sembrava “anomalo” e non coerente con la fase di persistente debolezza del mercato del lavoro).

In merito alla situazione economica dell’Italia, risultano stabili i giudizi sulla condizione corrente ma si attenua l’ottimismo circa le prospettive future. Peggiorano invece sia i giudizi che le attese sulla situazione economica delle famiglie. Invariati i giudizi sul bilancio famigliare e in calo le possibilità sia attuali che future di risparmio, nonché le opportunità di acquisto di beni durevoli. Da notare che, dopo la decisa flessione degli ultimi due anni, rimbalzano per il secondo mese consecutivo sia i giudizi che le attese sull’andamento dei prezzi al consumo (i primi a +9 da +4, le seconde a -25 da -26 precedente). Un segnale che il rischio di deflazione vera e propria resta contenuto, e che non vi è evidenza del fatto che le famiglie stiano rimandando gli acquisti a causa del basso livello dell’inflazione.

In sintesi, a nostro avviso la recente correzione della fiducia dei consumatori è “fisiologica” e non cambia il trend di ripresa del morale delle famiglie, coerente con un recupero della spesa per consumi. Peraltro, questo miglioramento non si è per ora riflesso sui dati sulle vendite al dettaglio, che sono calate a sorpresa a maggio, di -0,7% m/m dopo l’aumento di 0,3% m/m (rivisto al ribasso di un decimo) registrato ad aprile. È il calo più marcato su base mensile da oltre un anno e mezzo. Anche su base annua le vendite sono tornate inaspettatamente in territorio negativo, a -0,5% dopo l’impennata a +2,7% di aprile. Il rallentamento su base tendenziale non sorprende visto che segnalavamo come il dato di aprile fosse “gonfiato” in misura decisiva dalla Pasqua “alta”, tuttavia il dato è stato comunque peggiore del previsto e mostra la persistente debolezza della domanda. Tuttavia, solo con il dato di giugno si comincerà a vedere l’effetto del bonus fiscale entrato in vigore a fine maggio.


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