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Fago non la molla e spiega chi ha ucciso l’Unità

L’Unità non la molla, anzi Matteo Fago rilanciaimages: resto convinto che nel nostro Paese ci sia una grande domanda politica e sociale per un quotidiano libero e indipendente dai partiti che si rivolga all’insieme della Sinistra italiana ed europea. Quel giornale é per me l’Unità ed é alla realizzazione di questo progetto che continuero’ a lavorare.

Quindi l’Unità tornerà a far sentire la sua voce, come già accaduto nel Ventennio quando il Duce la azzitti’ d’imperio, con la forza bruta. E domani non sarà in edicola per la scellerata opposizione di alcuni soci della Nie nell’Assemblea di martedi’ chiamata a ratificare il lavoro svolto dai due liquidatori della società editrice posta in liquidazione per le ingenti perdite di 25 milioni di euro dal 2001 a oggi: dare il via libera all’offerta d’acquisto tra quelle pervenute più dettagliata, seria e in linea con l’obiettivo di massimizzare il valore degli asset societari. Tra le offerte d’acquisto in mano ai liquidatori la migliore era quella formulata da Editoriale Novanta srl, di proprietà di Fago, che é stata respinta dal veto di alcuni soci di minoranza ma forti di una norma capestro dello statuto che impone il 91%! La partita Unità ora si giocherà sul tavolo del commissario nominato dal Tribunale fallimentare in seguito alla via obbligata del concordato preventivo, che verrà richiesto dai liquidatori.

E il giovane editore puro ora dice la sua e spiega chi ha ucciso l’Unità, ma senza averne il suo scalpo.
La dichiarazione del tesoriere del Pd, Francesco Bonifazi, secondo cui la proposta di Editoriale Novanta non garantiva una prospettiva certa per il futuro editoriale e occupazionale dell’Unità  appare smentita dai fatti – attacca Fago – visto che la soluzione certa che si é realizzata, non accettando la proposta, é la chiusura di un giornale con 90 anni di storia e la cassa integrazione per tutti i lavoratori. La proposta di Editoriale Novanta, definita offensivamente farsa da Bonifazi, prevedeva un affitto dell’azienda per 6 mesi prorogabili fino a 12 con l’obiettivo di ristrutturare, riorganizzare e sanare l’impresa per portarla in equilibrio economico e finanziario, prendendo in carico i costi del periodo e mantenendo la pubblicazione del giornale. Si prevedeva poi un successivo acquisto dell’azienda risanata una volta che fosse in grado di affrontare il mercato, essendo la società disponibile a pagare un prezzo fino a 12 milioni di euro per l’acquisto. A questa ipotesi i lavoratori avevano aderito con fiducia ed entusiasmo essendo anche disposti a pesanti sacrifici pur di mantenere l’occupazione di tutti, la dignità del lavoro e la continuità del giornale.

Insomma, per Fago, é assurdo che si dica che un’offerta che permette la continuità di uscita del giornale in edicola non dia certezze di futuro all’azienda o addirittura ne possa determinare il successivo fallimento perché non prevede una certezza del prezzo di acquisto. Così come é  assurdo che a fronte della cassa integrazione per tutti i lavoratori si trascuri per partito preso che una valida soluzione alternativa era stata già valutata ed accettata dai lavoratori.

E altrettanto assurdo é che si dica che ci si impegna al 100% per trovare la soluzione definitiva quando ormai quello che é sicuro al 100% é che da domani l’Unità non sarà piu’ in edicola.

E’ così chiara a tutti la gravissima responsabilità del Pd nella questione Unità, al di là delle buone, gesuitiche, intenzioni!

Fago é un fiume in piena: e senza mai prender la calma, soppesando le parole prosegue. Grave e offensiva é poi la dichiarazione di Bonifazi quando riconduce in primis al sottoscritto la situazione fallimentare della Nie. Semmai é vero il contrario: la mia intenzione é stata sempre, fin dal mio primo ingresso nel capitale della Nie come socio largamente di minoranza, circa 18 mesi fa, il salvataggio e il rilancio dell’Unità attraverso progetti editoriali e con esborso di risorse. Tengo inoltre a chiarire che, al contrario di quanto dice Bonifazi, mi sono reso disponibile a finanziare la società come richiesto dai liquidatori, per la mia quota parte, ossia per il 51%, nella misura in cui ogni altro socio avesse fatto la stessa cosa per la propria quota. Tutto questo si può facilmente verificare nei verbali di assemblea che sono pubblici.

Mentre all’infuocata assemblea della Nie di martedì, a quel che si racconta, sono volati gli stracci con urla, minacce e insulti, reazioni scomposte di alcuni soci-mandatari, che hanno imbarazzato assai due liquidatori, fuori agivano illustri mandanti a paventare il pericolo di nome Matteo e di cognome Fago, come il novantenne migliorista Emanuele Macaluso con la raccapricciante: poveri redattori in che mani siete caduti smentita sonoramente dagli stessi redattori tutti dalla parte di Fago o il piu’ giovane tesoriere del Pd a dir tutto e il suo contrario.

Conclude amaramente, Fago: Purtroppo veti politici ed azionari incrociati hanno determinato la chiusura del giornale fondato da Antonio Gramsci. E’ giunto il momento, soprattutto per rispetto dei lavoratori che dal primo agosto saranno messi in cassa integrazione, che ognuno si assuma con coerenza le proprie responsabilità.

 



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