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Il risveglio di Berlusconi è una sveglia per Renzi

Viene in mente il Manzoni col suo celebre “s’ode a destra uno squillo di tromba, a sinistra risponde uno squillo”. Ma se dal Conte di Carmagnola, la prima tragedia del grande scrittore italiano, si vola alla politica dei giorni nostri, la metafora atterra fra il risveglio di Silvio Berlusconi e la sveglia che dovrebbe suonare dalle parti di Matteo Renzi, chiamato a reagire ben più che con un semplice “squillo”.

La piena assoluzione del Cavaliere in appello dai reati pesanti di cui era accusato, e per i quali era stato condannato in primo grado, ha riaperto una questione che il presidente del Consiglio più amato dagli italiani, o giù di lì, pareva aver sepolto con le sue rottamazioni approvate dal quaranta per cento degli elettori alle europee: la questione di un centro-destra fino a ieri diviso e sconfitto, ma che ora, con Silvio redivivo, vuole tornare a rappresentare quel che ha sempre rappresentato con sigle, nomi, formule e tempi diversi nella storia della Repubblica. Il punto di riferimento per due italiani su tre. Una bussola scombussolata da Renzi, che è riuscito a interpretare la novità più interessante della sua parte, il centrosinistra, raccogliendo inoltre la fiducia dei delusi del fronte opposto. Renzi è cresciuto in questo per lui felice equivoco. Tra un Pd che non vince e una Forza Italia e alleati che perdono. E’ cresciuto al punto da poter snobbare il terzo incomodo, Beppe Grillo.

Ma adesso il vuoto non sarà più così vuoto. Come anche le bellicose intenzioni del riconfermato Matteo Salvini alla guida della Lega testimoniano, l’intero schieramento avverso intende riorganizzarsi. All’insegna non solo di un Berlusconi con tanta voglia di rivincita, ma soprattutto delle debolezze imputabili, strada facendo, a Renzi e al suo governo che poco governa. Cominciando da una politica economica che nulla ha finora cambiato nella testa, nelle tasche e nella crisi degli italiani, per finire alla riforma del Senato all’esame del Senato. Una riforma che non sarà quella “svolta autoritaria” citata polemicamente e liquidata con durezza dal ministro Maria Elena Boschi (a sua volta contestata dai Cinque Stelle), ma che si presenta come un pasticcio inverecondo e lontano dal forte cambiamento reclamato dai cittadini.

Ma per mostrare che fa sul serio, Renzi, è costretto a portare a casa, e di corsa, il suo pasticcio. Eppure, gli effetti sui cittadini saranno pari a zero per molto tempo: quello che ci vorrà per approvare tale riforma in Parlamento. In compenso, gli effetti pratici di un’economia che langue si sentono ogni giorno. Lavoro, produzione, esportazione, ecco le “riforme” che contano. Specie sotto il semestre europeo presieduto dall’Italia, e che già ha collezionato l’autogol di voler imporre una “matricola” –Federica Mogherini-, alla guida della diplomazia europea.

Si dirà: il quasi settantottenne Berlusconi, a prescindere da qualunque giudizio su di lui e sui suoi governi, rispecchia il passato. E sul presente nessun’altra figura, da Alfano a Casini, da Fitto a Meloni, ha le sembianze di un Renzi all’incontrario. Ma così come Matteo è nato dal combinato disposto del vuoto fra il Pd e l’ex Pdl, un nuovo leader di centro-destra può sorgere dal vuoto di Renzi. “Vuoto” e non “voto”, anche se il primo porta, per reazione, al secondo.

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