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La coerenza nella politica italiana: siamo tutti renziani?

Come si è costituita questa nuova forma di leadership? Così chiudevo l’articolo precedente, in cui riflettevo sulla situazione politica italiana, dal punto di vista della “comunicazione” politica. Il primo elemento che deve essere analizzato, credo, poiché lo si sente spesso è quello della “coerenza“.

La coerenza, chi è costei?

Una cosa che sicuramente in pochi conoscono, almeno nella Politica italiana, è la coerenza. E la coerenza va a braccetto con la credibilità. In Italia, ahimé, queste due doti sembrano poco conosciute, anzi, sembrano essere difetti. Dopotutto, l’importante è avere il potere, non importa come e perché, basta averlo. Così, negli ultimi anni, abbiamo assistito alle barricate pro-Berlusconi dei fedelissimi, divenuti poi antagonisti ignavi, quando il Capo è caduto in disgrazia. Nel Partito Democratico,invece, abbiamo assistito in questi ultimi due anni a sfide accese e guerre correntizie, tra bersaniani, cuperliani, dalemiani, prodiani, veltroniani, civatiani, renziani e pittelliani. Feroci scontri terminati in un “siamo tutti renziani” non appena si è visto che Matteo Renzi aveva ottenuto un consenso spropositato nelle % (cosa assai diversa, che sui numeri assoluti, ma anche la statistica è un’opinione per questi sig.ri). Assolutamente imbarazzante, almeno per me, l’autocompiacimento di Gianni Pittella al Parlamento Europeo, che applaudiva ad ogni sospiro di Matteo Renzi guardandosi attorno per vedere se altri battevano le mani.

Tutti moderni Paolo di Tarso, folgorati sulla via di Damasco da questa nuova rivelazione della Politica nostrana. Bello, si potrebbe dire, peccato che poi ci sono state le candidature alle europee, alle amministrative qua e là, poltrone di commissari, presidenti, consiglieri, sottosegretari, ministri e via dicendo. Insomma, tutta sta rivelazione genuina e improvvisa adesione alle idee e visioni di Matteo Renzi, da parte dei suoi acerrimi avversari di ieri, perdonatemi, ma non la vedo. Parliamo delle cose concrete: potere, prestigio e voglia di non essere messi da parte. Una lotta per la sopravvivenza (politica).

L’Italia e i suoi leader

La domanda che mi pongo è “perché” tutto questo accade in Italia? Non accade così né in Germania né in Francia, né in Spagna né in Gran Bretagna, e nemmeno in Russia, per essere onesti. Dove Putin, per quanto dispotico e autoreferenziale, mira a ristabilire un equilibrio di potere e dominanza della Russia nel mondo, come un potere riemergente e che quindi ha uno scopo “esterno” a se stesso.

Credo che gli italiani abbiano un feticismo per il “comando” e per “l’obbedienza”. Unito ad alla facile cedevolezza rispetto al fascino del carisma personale: del “dispotico” (Mussolini), del “business man” (Berlusconi) o del “simpaticone” (Renzi).

Che sia un dittatore o un salvatore della Patria, che sia un Messia o un Comandante, gli italiani mi sembrano sempre predisposti a optare per soggetti “autoritari” a cui si assoggettano molto volentieri quando vedono che c’è un vantaggio, e che sono disposti con molta serenità a fingere di non averli mai conosciuti quando si stancano, e dire che la colpa è di qualcun altro.

Questa seconda parte della riflessione che vi propongo, del tutto personale, ovvio, e forse sbagliata, discutiamone insieme, la voglio concludere con questo interrogativo: che relazione c’è tra degenerazione della politica e progressivo disinteressamento dei cittadini alla vita pubblica? 

[fine seconda parte]

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