Non so se ripeterò cose dette in questa davvero poco appassionante ridda di pulsioni, più o meno razionali, sollevate dalla proposta di una “Leopolda Blu”.
Mi permetto di esprimere solo pochi concetti. Quelli che, a mio modo di vedere, hanno consacrato la Leopolda (quella vera) ad intuizione di successo e che, per contro, renderebbero l’imitazione in salsa azzurra una patacca. Una patetica parata di intellettuali ingialliti come i loro scritti e flaccidi come le loro idee.
Le questioni sono presto dette. La Leopolda, quella del 2010 è nata come tappa “di svolta” di un progetto, di una leadership e di un popolo.
La Leopolda renziana fu il frutto di una combinazione di tre fattori decisivi: la forza di un leader emergente, l’irruenza di un progetto culturale prima che politico: “la rottamazione” ,e l’entusiasmo di un popolo nuovo, trasversale, fresco e, per gran parte, «senza radici»!
Questa è la Leopolda che abbiamo vissuto a Firenze. Esattamente l’opposto di quello che oggi ciò che rimane del centrodestra puoi e saprebbe offrire ed offrirsi.
Anche l’idea di una “rifondazione” culturale del centrodestra su principi e valori più o meno negoziabili appare asfissiante: una vampata di calore nel giorno torrido dell’inconsistenza. Una grisaglia vintage per soli amatori.
Chi sogna di ricostruire il centrodestra dettando condizioni a tavolino sembra aver dimenticato la cifra berlusconiana. Quella lezione che la sinistra ha sempre aborrito ritenendosi superiore ma che, senza colpo ferire, ha condotto al fallimento i vari Occhetto, Veltroni, Rutelli, Bersani.
“Senza leader non si lallera ” : questa è la cifra politica della realtà, oggi come 20 o 40 anni fa. E non c’è Leopolda blu che tenga. Il centrodestra ha la necessità strategica di un (meritato) “deserto”: l’espiazione di quanto in 20 anni ha predicato e non fatto. Non solo, un “deserto purificatore” è per il centrodestra di oggi, privo di leadership e progettualità politica, un imperativo sia per emanciparsi da un’era in via di esaurimento, sia -soprattutto- per archiviare i mille galli e galletti che ancora starnazzano negli infiniti pollai della galassia PdL.
Oggi l’Italia moderata, quella che per vent’anni è stata al fianco di Berlusconi, ha -lo si voglia o no- un nuovo leader. Oggi il problema, di qualsivoglia Leopolda: blu, turchese, celeste o arcobaleno, si chiama Renzi.
Si chiama Renzi il nuovo sol dell’avvenir dell’Italia “da bere”; quella che produce, lavora e guarda avanti. Quella che è e rimane di centrodestra!