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Lui, lei e la parola piangere

Lui e lei, due giovani adolescenti. Bello lui, bella lei. Sono partiti per le vacanze. Due, forse tre settimane, al mare, a fare graduatorie di tramonti. E ogni giorno, quando l’occhio dalla palpebra ocra entrerà per ultimo, anche quel giorno, in mare per il suo bagno serale, lui e lei penseranno, senza dirselo, alla separazione imminente. Lui andrà proprio là dove il sole si unisce con Oceano. E lei, di qua, proverà con lui, di là, a sfidare, sfida nella sfida, le distanze e il tempo. Piangeranno i due. Perché solo le lacrime possono annacquare il dolore del distacco. Sarà tutto un percolare di nostalgia sulle loro pagine di facebook. Tutto un promettersi e uno stringersi nel pannellino dove ci si scambia messaggi privati. Un continuo saltare da whatsapp a fb. Rincorrersi sfidando il fuso orario facendo impazzire d’amore i led degli i-phone.
Dormiranno assieme un’ultima notte. Lui, chissà, in un sacco di lenzuola cucito dalla nonna. Che è il modo, poi, per saggiare l’abilità del giovane a liberarsene. Ma ciò che conta, l’abilità più importante che gli si chiede, a lui come a lei, è imparare la parola piangere. Imparare a custodirle le lacrime. In una fialetta che scotti.


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