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La radicalizzazione del conflitto israelo- palestinese

Pubblichiamo un articolo di Affari Internazionali

Un efferato episodio di violenza politica, oppure il segnale di una strategia che vuole ancor più radicalizzare lo scontro tra israeliani e palestinesi? Il nodo è tutto qui, dopo il rito commosso e corale della sepoltura dei tre ragazzi israeliani rapiti e subito dopo uccisi in Cisgiordania.

La domanda sul ‘chi ha ucciso’ e sul ‘perché lo ha fatto’ deve interessare, in questo momento, solo gli inquirenti israeliani, e le forze di sicurezza palestinesi che si sono coordinate con Israele. Non è, insomma, una domanda da commissari di polizia, intenti a fare luce su una notizia di cronaca. È, al contrario, una domanda cruciale, per analizzare ciò che è successo negli ultimi mesi, e cosa succederà nei prossimi.

COLONIE, CHECKPOINT E PRICE TAG ATTACKS

Negli ultimi mesi, per meglio dire, negli ultimi anni, la tensione in Cisgiordania si è alzata ben oltre il livello di guardia. Nell’ombra di un’informazione distratta o poco addentro al conflitto israelo-palestinese, quel piccolo lembo di terra a est della Linea Verde è stato percorso da scosse continue.

Scosse continue, quasi dettagli in un conflitto pluridecennale, mattoni di violenza e contrapposizione messi uno sopra all’altro. Le colonie israeliane in Palestina si ingrandiscono quotidianamente, e sono ormai cittadine da decine di migliaia di abitanti.
Il territorio è frammentato da checkpoint e terminal. L’Autorità nazionale palestinese (Anp) controlla sempre meno terra, ivi compresa la Valle del Giordano. Israele ha il totale controllo di tutta l’area C, dove sono stati rapiti i ragazzi, frutto degli accordi di Oslo.

Cose note. Meno noti sono i price tag attacks. Gli attacchi contro le proprietà, macchine date alle fiamme, gomme squarciate, ulivi incendiati, minacce alle persone. Vandalismo, insomma, compiuto in genere di notte con veri e propri raid dentro i villaggi palestinesi da parte dei coloni israeliani.

GLI ATTACCHI

L’Onu, attraverso il suo ufficio di coordinamento di Gerusalemme, ha contato 399 attacchi di questo tipo nel 2013 in Cisgiordania. Cifra riportata anche da US Country Reports on Terrorism 2013 del dipartimento di stato statunitense.

E ha contato, nel silenzio assordante dei media, 3735 feriti e contusi palestinesi sempre nel 2013 in episodi di violenza legati al conflitto con gli israeliani, il più duro bilancio dal 2005 a oggi. Di micce accese, in Cisgiordania, ve ne sono tante. Da troppo tempo. E gli osservatori, da altrettanto tempo, si aspettavano che da qualche parte, un giorno, o una notte, qualcosa brillasse sotto la paglia.

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Paola Caridi, (www.invisiblearabs.com) è giornalista e autrice di “Arabi Invisibili” e “Hamas”, editi da Feltrinelli.


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