Ancora qualche giorno e, a meno di sorprese inimmaginabili, dovrebbe avvenire il passaggio di proprieta’ dell’Unita’, dalla Nie, la società che edita dal 2001 il quotidiano fondato nel ’24 da Antonio Gramsci, alla neonata Editoriale Novanta srl di Matteo Fago, l’attuale socio di maggioranza, con il 51%, della stessa Nie, messa in liquidazione per le pesanti perdite, 25 milioni di euro e il calo vertiginoso di copie, dalle 72 mila alle odierne 20 mila copie.
Il 29 luglio all’assemblea dei soci della Nie, i due liquidatori della società cui è stato affidato l’incarico di massimizzare il valore degli asset societari, Emanuele D’Innella e Franco Carlo Papa, porteranno, con la loro valutazione, l’offerta d’acquisto piu’ rispondente all’incarico avuto: in soldoni la continuita’ produttiva e la migliore tutela dei livelli occupazionali.
Le offerte d’acquisto pervenute ai liquidatori sono, con un paio scartate e neanche prese in considerazione perchè folcloristiche, quella dettagliata di Editoriale Novanta srl, sei mesi piu’ altri sei mesi d’affitto e poi l’acquisto, dotata di piano industriale e piano editoriale; di tutela e gestione con il ricorso agli strumenti di legge (la 416 sui prepensionamenti, i contratti di solidarietà etc) dell’organico; di continuità culturale, politica e redazionale con l’integrazione cartaceo e web; e quella meno dettagliata della lombarda Pessina Costruzioni il gruppo guidato da Massimo Pessina, che sarebbe limitata all’affitto della testata.
La prima, dunque, pare piu’ rispondente sia alla massimizzazione degli asset societari che alla richiesta di proposte solide, dal punto di vista degli investimenti e credibili, per il futuro della testata e della redazione, formulata dal Cdr che, dopo l’incontro del 22 scorso coi liquidatori, ha maturato la convinzione che la via per salvare il giornale è stretta, irta di sacrifici. Ma possibile.
Resta meno di una settimana per limare gli aspetti critici delle due offerte, in particolare di quella della favorita Editoriale Novanta srl, e, come dice il Cdr, per salvare l’Unità, arrivata sul ciglio del fallimento. Uno stato drammatico, disinteresse dei soci dileguatisi, compreso il Pd, redattori che da mesi lavorano senza ricevere gli stipendi e centinaia e centinaia di migliaia di euro bruciati ogni mese per l’uscita in edicola, determinato da una gestione manageriale non all’altezza, da una gestione finanziaria allegra, da una escalation di nomine, nella direzione del giornale, esterne ben pagate e dai risultati, visto il calo di copie, poco brillanti.
Il Cdr ha ragione a dire che la via per salvare il giornale è stretta, irta di sacrifici. Ma possibile: e lo sarà tanto piu’ la trasparenza reclamata sarà accompagnata da rigore e sobrietà da una parte, quella della gestione aziendale, e da coerenza e fermezza dall’altra, quella della linea editoriale già a suo tempo disegnata da Gramsci: un giornale di sinistra, dal nome puro e semplice, l’Unità per unire ieri operai e contadini, oggi il mondo del lavoro frammentato e diviso tra di chi ha, la minoranza, e chi non ha, la maggioranza, un lavoro e un salario, e pertanto é meno libero e uguale.
Perché non é affatto vero, come si vorrebbe far credere, che mancano i lettori, rapiti dalla rete, mancano i giornali che sappiano intercettare le aspettative di corretta informazione dei lettori e proporre, perchè credibili, incentivi originali alla conoscenza e al sapere: l’Unità per la sua storia e quella del suo prestigioso fondatore ha ancora un bacino considerevole di lettori e Fago per la sua intraprendenza e coraggio, le qualità per rilanciarla sul mercato, salvandola dal fallimento e da ogni recondita manomissione di collocazione e orientamento della linea culturale e politica.