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Metafore (e) mondiali

Va bene che l’Italia è uscita al primo turno. Che è uscita pure male, perchè dopotutto non meritava di finire in questo modo, o magari lo meritava davvero, ma non fa piacere a nessuno sentirselo dire. Ma la fine prematura della nostra nazionale ha provocato una crisi di identità in molti giornalisti italiani (con qualche straniero), in evidente astinenza da contenuti pruriginosi, presi dal virus “oddio-adesso-come-chiudiamo-la-pagina”. Cessata la narrativa della nazionale forte con i forti e debole con i deboli (smentita dalla sconfitta mozzicata con l’Uruguay), e del “Balotelli negro sacrificale“, i nostri sono dovuti ricorrere a ben altri espedienti retorici per catturare l’attenzione dei lettori. Piazza d’onore per i commenti su paesi forti contro paesi deboli delleconomia mondiale, che hanno avuto un primo picco con l’eliminazione della Spagna e dell’Italia, ed hanno raggiunto l’apice al quarto di finale Germania-Francia, letto da alcuni anche in chiave di revivement dei conflitti mondiali, oppure come non meglio precisato “derby d’Europa” (e perché allora non Germania-Italia, o Spagna-Germania?). Notevole anche prospettiva della sfida Francia-Algeria (in caso di eliminazione della Germania agli ottavi), nella quale alcuni già si compiacevano dell’eterno ritorno del dualismo francese banlieu vs quartieri ricchi, con evidente abuso del luogo comune del riscatto fra colonizzati e colonizzatori (“sarebbe la fine della Parigi contemporanea come la conosciamo”, ha detto il corrispondente dell’Independent Daniel Mc Donnell, subito candidato al tapiro d’oro). Un posto di rilievo spetta anche alle squadre-sorpresa: la Costa-Rica cenerentola e vaso-de-coccio nel gruppo dell’Italia (peccato ce l’abbiano rotto in testa) e la Colombia rivelazione. Immancabile anche il sondaggione pronostico di Panorama (peraltro azzeccato), e tanti altri segni della nostra incapacità di riempire il vuoto di polemiche del giorno dopo lasciato dall’eliminazione della nostra nazionale. Ma, se pensavate che fosse finita qui, ecco a voi il rigore tedesco contro il default argentino ed, immancabile, la finale dei due papi: chi vincerà fra l’Argentina di Papa Francesco e la Germania di Papa Ratzinger? Hanno vinto i tedeschi, e qualcuno ha comunque avuto il coraggio di citare i tango-bond. Per fortuna nessuno (sinora) ha fatto paragoni fra la vittoria della Germania e la mancata attuazione del Concilio Vaticano II. Sarebbe peggio di un selfie della Merkel con Podolski.


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