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Perché il problema di Renzi si chiama Pd

È inevitabile un redde rationem tra la sinistra conservatrice alla Scalfari e Annunziata e quella innovatrice rappresentata da Matteo Renzi.

Nella settimana clou per le riforme, Peppino Caldarola, giornalista di lungo corso, ex parlamentare e dirigente dei Ds, già direttore dell’Unità, prefigura con Formiche.net uno scontro finale tra il presidente del Consiglio e la sinistra del Pd ribattezzata, con un’espressione del filosofo Antonio Labriola, “la ribellione degli scheletri”.

Caldarola, Sergio Chiamparino dice che “la politica regge se regge il Pd”. E’ davvero il Partito democratico il maggiore problema di Renzi?
E’ un problema perché il gruppo parlamentare del Pd rappresenta il partito di un’epoca fa, l’epoca in cui Bersani era il leader e i renziani la minoranza. Un gruppo che si somma a tutto un mondo che fa venire in mente l’espressione di Labriola “la ribellione degli scheletri”.

Chi sono questi scheletri?
Penso a paladini del mondo di ieri, come Corradino Mineo, Susanna Camusso, Eugenio Scalfari e Lucia Annunziata. Un blocco culturale consegnato al passato che vede in Renzi una minaccia alla democrazia e soprattutto una minaccia alle loro rendite di posizione.

L’accusa che viene rivolta frequentemente a Renzi è l’autoritarismo. La disciplina renziana di partito soffoca l’assenza di vincolo di mandato che vige in Parlamento?
Assolutamente no. Quando si decide a maggioranza una linea, poi non si procede con il “fate voi”, come si pretende nel Pd. Non funziona così in nessuna attività umana: nel calcio, nella religione, nella famiglia. Potrei capire se si trattasse di temi sensibili e personali come il testamento biologico o la fecondazione assistita. Ma qui si parla di riforme, di politica. Il Pd di Renzi ha preso il 40,8% alle elezioni, non può farsi fermare da Mineo che si mette di traverso.

Ce la farà Renzi a portare a casa queste riforme?
Temo che le resistenze saranno più forti. Ma se si sfascerà il giocattolo, Renzi avrà di fronte a sé un’arma totale cioè il ritorno al voto. E allora sarà il suo partito a decidere chi farà il parlamentare, gli equilibri cambieranno. È inevitabile comunque un redde rationem tra la sinistra conservatrice e quella innovatrice.

E chi vincerà?
Anche se magari sarà costretto al passo indietro, penso vincerà Renzi. Non sono renziano e non so se l’innovazione che sta portando sarà positiva o meno. Ma noto movimento. E in un mondo in cui tutto resta fermo, questo è già apprezzabile.

Consigli per questo scontro finale tra Renzi e la vecchia sinistra?
Mi auguro che Renzi si renda conto della fragilità del suo esercito. Un esercito privo di generali. Per realizzare ciò che ha in mente, non può fare tutto da solo, non bastano bei volti che vengono bene in tv, ci vuole più sostanza, più forza. Su questo punto, hanno ragione i suoi avversari.



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