Skip to main content

Rai, le priorità per un nuovo servizio pubblico

Lunedì 21 luglio è stato inaugurato il ciclo seminariale intorno alle ragioni della crisi e agli indicatori di sviluppo della RAI, simbolicamente chiamato “Vocazione Servizio Pubblico”, con il primo appuntamento dal titolo “Dalle criticità alle proposte. Verso una ridefinizione delle priorità per un nuovo Servizio Pubblico”. A fare da cornice a quest’evento di auto-convocazione, il Centro Congressi della Sapienza Università di Roma, che si è sostituita, a livello simbolico e valoriale, a quella sala della Pallacorda, dove il Terzo Stato, alla vigilia dei moti rivoluzionari francesi, decise di riunirsi dopo che Luigi XVI aveva loro negato l’accesso a una sala più istituzionale. E la metafora dell’auto-convocazione è servita.

Ed ecco anche che il sottotitolo dato all’evento, “Pallacorde di idee e proposte per ripensare la RAI”, inizia a caricarsi di una forte valenza semantica così come era nelle intenzioni degli organizzatori, primo tra tutti Mario Morcellini, Direttore del Dipartimento di Comunicazione e Ricerca Sociale della Sapienza, ideatore dei Seminari e padrone di casa. Assieme a lui, hanno aperto il dibattito Fabio Bassan, docente di Diritto dell’Unione Europea presso la Terza Università di Roma, Augusto Preta, CEO di IT Media Consulting, Piero De Chiara, esperto di telecomunicazioni e media e Angelo Guglielmi, intellettuale e dirigente televisivo.

GUARDA LE FOTO

IL RILANCIO DEL SERVIZIO PUBBLICO SECONDO MORCELLINI

Dopo i saluti istituzionali del Prorettore Vicario Antonello Biagini e una breve introduzione della Professoressa Mihaela Gavrila, Mario Morcellini ha presentato il seminario, definendolo un “esperimento di innovazione culturale e di progetto”, mirato anche a rivendicare “un allargamento di titolarità di intervento sulla Rai”. Il Direttore del Dipartimento ha poi avanzato l’ipotesi che “tra le tante criticità da affrontare quella strategica sia la soluzione del rapporto soffocante tra politica e televisione”, spiegando inoltre che “troppi luoghi comuni sugli eccessi della politica, sul canone e sugli sprechi sono totalmente infondati, ma ciò non toglie che essi siano ormai irresistibili nel teatrino delle battute sbrigative e dei ragionamenti di corto respiro”. Secondo Morcellini, “l’operazione di rilancio del Servizio Pubblico è strettamente collegata alla rottamazione dei legami tra l’azienda televisiva e il suo editore di riferimento”.

Leggi qui l’intervento di Mario Morcellini

SERVIZIO PUBBLICO E CORTE COSTITUZIONALE

Trovare dei criteri definitori in grado di restituire una narrazione condivisa sul Servizio Pubblico e di creare un lessico comune all’interno della community degli addetti ai lavori è forse il primo e più importante obiettivo che i relatori del Seminario di sono proposti di soddisfare. Fabio Bassan, docente di Diritto dell’Unione Europea presso l’Università degli Studi Roma Tre, ha sottolineato come non esista una definizione di “Servizio Pubblico”, in quanto essa estranea alla legislazione italiana e assente dai trattati dell’UE. Bassan ha osservato come ci sia una differenza tra ciò che si intende comunemente per Servizio Pubblico e ciò che suggerisce in merito la Corte Costituzionale, e ha proposto una definizione secondo la quale il Servizio Pubblico audiovisivo “è l’attività di produzione e diffusione su tutte le piattaforme di contenuti audiovisivi di interesse generale e diretta a promuovere la cultura, la creatività, la coesione sociale, l’utilizzo delle nuove tecnologie e a garantire un’informazione completa e imparziale”.

L’AVVENTO DELLA TELEVISIONE DIGITALE

Ampio spazio di dibattito è stato dedicato alle innovazioni nel campo delle telecomunicazioni, alla luce delle più recenti sofisticazioni della tecnologia con il medium televisivo, in grado di incidere sensibilmente sulla filiera televisiva a tutti i livelli, dai processi produttivi alle pratiche di consumo. In particolare Augusto Preta, CEO di IT Media Consulting, ha focalizzato il suo intervento sulle trasformazioni introdotte dall’avvento della televisione digitale, la quale “ha creato i presupposti per evidenziare bisogni e consumi che prima non c’erano”: oggi, infatti, il 40% dell’ascolto televisivo è su emittenti che nel passato non esistevano. Il Servizio Pubblico, secondo Preta, deve quindi tenere conto delle nuove esigenze che si creano nel mediascape contemporaneo a fronte dei continui cambiamenti, ma al tempo stesso deve raggiungere tutti gli utenti, per tenere fede alla sua vocazione universalistica.

I 4 OBIETTI DI DE CHIARA

L’esperto di telecomunicazioni e media Piero De Chiara ha spiegato che “la scadenza della concessione è un’occasione straordinaria e anche molto utile per un paese per chiedersi per quale motivo spende ingenti risorse fiscali nella comunicazione audiovisiva”. De Chiara ha poi individuato quattro obiettivi per la RAI: mantenere la funzione informativa, per costruire e coltivare l’idea di un’informazione indipendente dai condizionamenti economici e partitici; garantire un livello di buona qualità gratuita per tutti, con l’obiettivo di contribuire alla coesione sociale; operare all’interno della grande trasformazione mondiale dell’industria della comunicazione; essere un volano per l’industria produttiva nazionale, anche nel rapporto con i produttori indipendenti e con i giovani che cercano un’occupazione nel settore audiovisivo.

LE SFIDE SECONDO GUGLIELMI

A parlare delle sfide, invece, sia interne che esterne al Servizio Pubblico, non poteva che essere un saggio manager della Rai come Angelo Guglielmi, che ha aperto il suo intervento sostenendo che “il Servizio Pubblico si definisce tale in rapporto alla capacità di mantenersi collegato alla cultura nazionale ed essere attento alle domande di conoscenza degli spettatori”. Tra le sfide che la RAI dovrà affrontare, secondo Guglielmi, ci sono quelle relative all’autonomia e alla ristrutturazione: per quanto riguarda la prima si tratta di “liberare la Rai dall’egemonia dei partiti politici” e dalle egemonie “mascherate”; in merito alla ristrutturazione, invece, Guglielmi ha rilevato come la struttura produttiva della Rai sia tarata su un’offerta che non è più attuale, portando come esempio i centri di produzione regionali, inutilizzati rispetto agli obiettivi per i quali erano stati creati. Immaginando il Servizio Pubblico del futuro, Guglielmi ha affermato che sicuramente esso non avrà più tre reti televisive.

IL DIBATTITO

Dopo gli interventi di apertura, il seminario è proseguito con uno stimolante dibattito, al quale hanno partecipato, tra gli altri Carlo Degli Esposti (produttore), Francesco De Domenico (già dirigente RAI), Giovambattista Fatelli (professore associato presso la Sapienza), Beniamino Caravita (docente ordinario di Istituzioni di Diritto Pubblico), Gianni Bisiach (giornalista), Roberto Faenza (regista), Mario Bernardini (Presidente dell’Associazione della Stampa Medica Italiana), Andrea Melodia (giornalista), Vincenzo Vita (giornalista), Gianni Stella (manager), Maurizio Giannotti (autore) e Alessandro Di Liegro (giornalista). Nei vari interventi è stato posto l’accento, oltre che sull’importanza di aver inaugurato il ciclo di seminari, sulle cause della crisi del servizio pubblico, sulla sua mission e sulle possibili strategie da intraprendere nei prossimi anni. Il dibattito si è concluso con le parole di Franco Monteleone, storico della radio e della televisione, il quale ha dichiarato che “la concezione di Servizio Pubblico radiotelevisivo non è mai esistita in Italia”.

IN FUGA DALLA RAI

Un ulteriore spazio di espressione è stato dedicato a “quelli che mancano”, le platee in fuga dalla Rai: i giovani. Infatti, hanno fatto da sfondo agli interventi dei big le opinioni di studenti e laureandi, chiamati a intervenire sulla percezione del valore del Servizio pubblico e sul loro rapporto con la Rai attraverso una serie di clip audiovisive (vox populi e focus group) proiettate durante l’evento, anche ai fini della stimolazione del dibattito.
Durante la discussione, inoltre, è stato realizzato un visual storytelling dell’evento.
Il seminario ha fatto registrare un’ottima presenza di pubblico, composto non solo da docenti, ricercatori e studenti universitari, ma anche di numerosi professionisti e addetti ai lavori, provenienti sia dal servizio pubblico sia dalle aziende private del settore, a testimonianza di come sia stato apprezzato lo sforzo messo in atto per realizzare l’iniziativa.

PROSSIMI APPUNTAMENTI

I prossimi appuntamenti del ciclo di seminari “Vocazione Servizio Pubblico. ‘Pallacorda’ di idee e proposte per ripensare la RAI”, previsti per l’autunno 2014, verteranno sui seguenti argomenti: “Il Servizio Pubblico come innovazione”, “Quali risorse per il servizio pubblico”, “Giornalismo e informazione televisiva” e “La RAI come media media company pubblica”.

Andrea Pranovi



CONDIVIDI SU:

Gallerie fotografiche correlate

×

Iscriviti alla newsletter