PD e Forza Italia sono, in Parlamento, la vera maggioranza. Portano avanti la riforma del Senato e della legge elettorale solo per i loro interessi. Ma sono pronti al voto anticipato per fare, loro, un governo di larghe intese.
Ma all’Europa interessa davvero come si eleggono i nostri parlamentari e se il nostro Senato deve o no essere composto da consiglieri regionali e sindaci? Ovviamente no. Non importa essere degli esperti per capire che non sono queste le riforme che l’Italia dovrebbe fare per tranquillizzare le autorità comunitarie e i mercati internazionali. Le riforme importanti sono quelle del lavoro, dell’economia, dell’apparato burocratico, tutti provvedimenti che Renzi ha annunciato e sbandierato ai quattro venti e che sono parcheggiati nelle competenti commissioni di Senato e Camera o che, nella migliore delle ipotesi, stanno faticosamente compiendo il loro iter istituzionale subendo sempre più spesso modifiche che ne stravolgono completamente lo spirito originario. Alla luce di questa considerazione, per altro ovvia se ci si ferma un attimo a pensare, sembrerebbe del tutto inutile la battaglia che si sta facendo alle Camere sulla legge per il Senato. In realtà non è così perché quella legge se non interessa per niente all’Europa interessa, e molto, a Renzi e al suo vero compagno di maggioranza, cioè Berlusconi. Il premier, per andare avanti, ha bisogno di un successo e l’unico successo che può ragionevolmente sperare di portare a casa è appunto quello istituzionale. Su tutti gli altri temi, quella sinistra silente che fino ad oggi ha bloccato sul nascere qualsiasi tentativo ad esempio di modernizzare il mercato del lavoro tornerebbe inevitabilmente a far sentire la sua voce.
Diverso ma convergente l’interesse di Berlusconi. L’ex Cav. è un leader al tramonto che non è riuscito, in 20 anni, a mantenere una sola delle tante promesse che aveva fatto. Può restare sulla scena solo se ha la possibilità di fare da spalla a qualcuno. Come un vecchio attore che per continuare a recitare rinuncia ai ruoli principali e si accontenta di fare la comparsa. Al nuovo e giovane leader non sembra vero di avere un competitor appesantito dagli anni, dagli scandali, se non dai processi, e dalla perdita di gran parte del carisma di una volta. Berlusconi leader del centrodestra è, per Renzi, la migliore delle assicurazioni sul futuro. Ecco perché gli interessi dei due sono convergenti. La riforma del Senato e quella della legge elettorale è il loro terreno d’incontro. Sulla seconda si sta per consumare l’ennesimo gioco delle tre carte di Renzi. Per cercare di ridurre l’ostruzionismo al Senato il leader, dopo essersi consultato con Verdini, uomo macchina di Berlusconi, è pronto a tirare fuori dal cappello il coniglio delle preferenze. Il “bel gesto” dovrebbe soddisfare SEL ed NCD. Ma le preferenze, è noto, sono invise all’ex Cav. perché potrebbe essere sempre eletto qualcuno che non è proprio in sintonia con il vecchio leader. Allora ecco la soluzione, già proposta in Toscana. Le preferenze si accompagnerebbero ad un listino bloccato di capilista in numero da definirsi. In Toscana la proposta è per tre. Vedremo quella che sarà a livello nazionale. Al danno così i Nostri cercano anche di aggiungere la beffa. Vogliamo auguraci che gli altri non siano così sciocchi da abboccare. Le preferenze o valgono per tutti o non servono. Se poi la manovra non andasse in porto, la carta di riserva che ha Renzi, le elezioni anticipate, è ancora migliore della prima. Presentandosi davanti ai cittadini con l’argomentazione “ho provato a cambiare le cose, ma in troppi pensano solo alla poltrona” il Nostro farebbe l’en plein ottenendo dalle urne un vero e proprio plebiscito. Anche qui l’interesse di Berlusconi coincide. Visto che non punta a vincere ma solo a sopravvivere politicamente, niente di meglio che andare al voto senza aver fatto nessuna riforma e nessuna modifica. E’ vero che Renzi vincerebbe a man bassa ma, con la legge in vigore dopo la sentenza della Consulta, alla Camera non prenderebbe la maggioranza dei seggi nemmeno ripetendo ed incrementando l’exploit delle Europee. Non ci sarebbe maggioranza nemmeno con le forze che attualmente sono al Governo. Solo due le maggioranze possibili, sempre con i voti delle europee: con i Cinquestelle e con Forza Italia. E voi con chi pensate farebbe il governo il nostro “maghetto”?
Questo il quadro. L’impresa che attende i moderati al governo non è delle più facili: fare riforme decenti e soprattutto far saltare il Patto del Nazzareno. In caso contrario ci ritroveremo con le elezioni anticipate e una bella maggioranza PD/Forza Italia (ovviamente solo nell’interesse del Paese). Il tutto in attesa che Napolitano lasci.