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Sarkozy e Hollande, storie di leadership in via di sbriciolamento

Grazie all’autorizzazione del gruppo Class Editori pubblichiamo il commento di Pierluigi Magnaschi, direttore di Italia Oggi e Mf/Milano Finanza.

Che Sarkozy non ce l’avrebbe fatta a essere eletto presidente della repubblica nel corso della prossima tornata elettorale presidenziale era, da tempo, certo a tutti. Solo lui (che è un indomito combattente) faceva finta di credere in questa possibilità. Ma, adesso che è stato trattenuto dalla polizia in un commissariato a Nanterre, sulla base di gravi imputazioni penali che sono in corso di accertamento, gli è sfumata anche la possibilità (che era già flebile) di essere candidato da parte del suo partito che, a sua volta, in assenza di un leader autorevole, è in preda a lacerazioni e a inconcludenti lotte intestine laceranti, senza avere, per il momento, nessuna possibilità di costruire un nuovo equilibrio.

Dall’altra parte dello schieramento politico francese (nel versante socialista, cioè) le cose non vanno certo meglio. L’attuale presidente della repubblica, il socialista François Hollande, è infatti, al pari di Richard Nixon dopo lo scandalo del Watergate, una lame duck, un’anitra zoppa, che non può quindi andare lontano. Infatti nelle ultime elezioni per il Parlamento europeo, il Partito socialista francese (il Psf), che, non dimentichiamolo, è il partito del presidente (!), ha preso solo il 16% dei voti, un’autentica Waterloo.

La sconfitta è stata cocente di per sé. Ma lo è ancora di più, se si tiene presente il fatto che, nella stessa occasione, il Front National di Marine Le Pen (il partito demonizzato da tutti e sostenuto da nessuno) ha preso, nella stessa occasione, il 24% dei voti. Sarebbe come se in Italia il partito la Destra di Francesco Storace avesse preso il doppio dei voti di quello, pur vacillante, di Silvio Berlusconi.

Mentre il panorama politico francese si è sbriciolato in modo indecente e preoccupante e, per il momento, nessuno riesce a capire come esso possa essere ricostruito, l’indebitamento pubblico francese, anche se è più basso del nostro (1.800 anziché 2.000 miliardi in Italia), sta crescendo a un ritmo che è molto più alto di quello italiano. È una situazione, questa, che non si è mai manifestata prima, in questo modo, in Francia, e alla quale i francesi sono sicuramente meno preparati di noi. Di fatto, anch’essi, e loro malgrado, sono entrati a far parte dei paesi Pigs sui quali Sarkozy (ma anche Hollande) avevano sinora speso un’indebita sufficienza.

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