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Senza moralismo ma con realismo

Ci salutiamo per un periodo di ferie meritatissimo: chi ha sbadilato durante un intero anno di lavoro senza neanche un solo giorno di pausa non vede l’ora di riposare la testa e abbandonarsi all’ozio. Anche se fuori piove e tuona la tempesta. Sì, perché questa estate è un’estate di perdurata sofferenza meteorologica, politica,economica. Passiamo dal vedere una giustizia violata con il selvaggio arresto di Galan (che non conosco ma al quale non si doveva umanamente e politicamente infliggere un giustizialismo barbaro per imbonirsi le toghe furiose) all’illusione che l’assoluzione a Berlusconi anch’essa arrivata fuori tempo massimo, risolva i problemi che stiamo vivendo con una governance in preda a una schizofrenia adrenalitica.

Delle riforme messe in campo non ce ne piace neppure una. Non quella del Senato, visto che per affrontare un problema vero e serio – la lentezza del lavoro legislativo per effetto del bicameralismo perfetto – risolvibile sdoppiando le funzioni delle due camere, in modo da raddoppiare la loro produttività, si finisce per inventarsi un Senato a rappresentanza regionale premiando il fallimentare regionalismo di questi anni.

E questo mentre attraverso l’intervento sul Titolo V della Costituzione si vorrebbe fermare la deriva localistica del nostro squinternato e costoso federalismo,mentre ci si limita a timidamente riportare in capo allo Stato centrale alcune funzioni a suo tempo scelleratamente decentrate, mentre invece avremmo bisogno di ridisegnare, semplificando e cancellando, l’intero impianto del decentramento amministrativo. Povera Costituzione smembrata! E la legge elettorale? Legge pessima e sconclusionata. Vediamo un teatrino vergognoso: chi vuole cambiare ha in testa non le riforme – delle quali conosce bene i tempi lunghi, al di là delle attuali forzature – ma le elezioni, e chi frena e contesta vuole che il governo non cada e che la legislatura continui comunque azzoppata. Ma attenzione, i nodi  stanno venendo avanti e ben prima delle eventuali riforme istituzionali.

Dunque, non saranno certo le elezioni a salvarci anche se noi abbiamo pronosticato che in marzo 2015 ci saranno. Infatti sono convinta che l’assoluzione di Berlusconi non porta al compattarsi di una maggioranza bastarda che farà le male riforme. Semplicemente perché Berlusconi ha interesse a tornare in campo e rifarsi il partito. Fare il buono ha pagato ora riprende il cammino guerriero  e può procedere abbandonando il regime compromissorio. Le ragioni economiche sono quelle che trovo decisive.

Comunque la si metta, comunque si corra nel votare alla cieca la riforma del Senato, del Titolo quinto e della legge elettorale, comunque queste cose giungeranno a compimento assai dopo che, a settembre, si dovranno rifare i conti. Se la crescita, come prevede la Banca d’Italia, sarà appena un quarto di quell’asfittico 0,8% previsto dal governo, si dovrà mettere mano a una legge di stabilità sgradevole.

Anche se si dovesse trattare di soli tagli (magari!), cosa cui crederò solo dopo averlo non solo visto, ma toccato. Il ministro dell’economia, Pier Carlo Padoan, si trova in una condizione sempre più difficile: da una parte garantisce (anche a nome del Quirinale) ai partners europei che l’Italia manterrà le promesse, dall’altra asserisce che le regalie possono continuare, anzi allargarsi (come ancora promette  Matteo Renzi), cosa per cui mancano le premesse. Si ripete con insistenza che Renzi voglia spostare Padoan. Il solo risultato che otterrebbe è il venir meno della garanzia. Produrrebbe solo rigore e rigidità. Per strada c’è solo la palude economica. Ci dispiace lasciarci così ma non è questione di moralismo è solo lucido realismo.

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