Oggi il consiglio di amministrazione della Cassa depositi e prestiti darà il via libera agli accordi in base ai quali il colosso cinese State Grid acquisirà il 35% di Cdp Reti, il veicolo nato due anni fa da parte di Cdp in cui far convogliare il 30% di Snam detenuto da Eni e, prossimamente, il 29,9% di Terna ora posseduto dalla Cassa depositi e prestiti.
LA PRESENZA CINESE IN CDA
Scrive Carlo Turchetti sul Corriere della Sera: “State Grid avrà due membri su sette del consiglio di amministrazione di Cdp Reti con clausole che ne tutelano l’investimento di minoranza (veto sulla cessione delle due partecipate quotate) ma senza scalfire il controllo che è prescritto da Dpcm del governo Monti fin dalla separazione Eni-Snam e dalla riserva di legge assegnata a Terna con l’incorporazione del Grtn”.
GLI EFFETTI DEL FINANZIAMENTO
Ieri è stato completato un altro passaggio con lo schema di finanziamento da 1,5 miliardi che sei banche (Imi, Unicredit, Hsbc, Mediobanca. SocGen e Bnp) più la stessa Cassa eroggheranno a Cdp Reti all’atto della chiusura dell’operazione che è prevista in autunno. A che cosa serve quel finanziamento? Ecco la lettura del giornalista Turchetti, già al settimanale di economia e finanza il Mondo (Rcs): “Quel debito serve a rendere più abbordabile l’investimento del partner (Cdp Reti avrà un net asset value abbattuto a 5,5 miliardi) e alzarne il rendimento attorno al 7% annuo grazie alla quota di dividendi che verrà incassata dalle controllate Snam (254 milioni) e Terna (121 milioni). La Cassa però avrà ugualmente un introito pieno perché il maxifinanziamento verrà riversato alla capogruppo come cedola straordinaria al pari dei 2 miliardi arrivati dalla Cina”.
LA SOLITARIA MOSSA CINESE
Stesso importo si rileva dall’articolo di Luca Pagni sul quotidiano la Repubblica: “L’incasso previsto è attorno ai 2 miliardi (con circa 500 milioni che andranno a scomputo dei debiti). Meno di quanto previsto”. Come mai? E’ presto detto: il colosso cinese (un gigante da 298 miliardi di dollari di ricavi e settima corporation nella classifica mondiale di Fortune) è stato il solo a farsi avanti per rilevare fino al 49% messo a disposizione dalla Cdp, nonostante gli interessi vociferati di soggetti australiani e canadesi. L’effetto della mossa in solitaria di State Grid? “Ha comportato – scrive Luca Pagni di Repubblica – di arrivare “solo” a un premio del 10% (contro un obiettivo del 20-25 per cento) sul valore delle due quote contenute nella holding, oltre a concedere ai cinesi di salire fino al 35%”.
CONFLITTI E CONCORRENZA INCROCIATA
L’intesa anche societaria fra cinesi e Cdp avrà anche un effetto, secondo Repubblica: “L’alleanza sarà messa già alla prova nei prossimi mesi: China State Grid è uno dei gruppi entrati nella fase finale per la privatizzazione della rete elettrica in Grecia. Gli altri sono il fondo infrastrutturale canadese Psp, i belgi del fondo Elia e Terna. La decisione finale sarà presa dal governo di Atene entro fine anno e si assisterà probabilmente alla sfida tra controllante e controllato”.