Pubblichiamo un articolo di Affari Internazionali
Nel giro di pochi giorni sui principali quotidiani tedeschi abbiamo letto due commenti di segno opposto con titoli forti: “Il tradimento dell’Italia” (Frankfurter Allgemeine Zeitung) e “Renaissance dell’Italia” (Süddeutsche Zeitung). A firmarli due giornalisti “esperti di cose italiane”, rispettivamente Tobias Piller e Stefan Ulrich.
I pezzi all’interno sviluppano i loro argomenti in modo meno perentorio della loro titolazione, ma forse segnalano l’aprirsi un nuovo capitolo della percezione dell’Italia in Germania. Con la ripresa dei tenaci indistruttibili pregiudizi – negativi e positivi – naturalmente ricambiati dagli italiani.
TRADIMENTO DELL’ITALIA
Da parte tedesca c’è la dichiarata sfiducia verso l’Italia per la sua costante, storica inaffidabilità nel mantenere quanto promette. Ad essa si affianca però (minoritariamente) anche una benevola attesa per le sue straordinarie risorse latenti. È la scommessa di sempre, non solo dai tempi dei mitizzati rapporti tra Konrad Adenauer e Alcide De Gasperi, ma da ancora prima, si può addirittura risalire a Bismarck e alla classe politica italiana post-cavouriana.
Lasceremmo perdere volentieri quel passato più o meno remoto, se dal suo profondo non provenisse un modo di sentire e di esprimersi che porta con sé l’odiosa parola “tradimento”. Oggi è appena corretta o tenuta a bada dal “politicamente corretto”. Lo si vede in questi mesi di celebrazioni internazionali dell’inizio della Grande Guerra che registrò il passaggio dell’Italia dall’alleanza con la Germania e Austria al fronte opposto franco-inglese.
CAMBIO DI ALLEANZE
Molta storiografia internazionale continua a trattare con una benevola supponenza questo “cambio di alleanze”, come se non si fosse trattato di un legittimo (magari discutibile) atto di sovranità nazionale, ma appunto di un tradimento più o meno mascherato “all’italiana”.
È un discorso impegnativo naturalmente, a metà tra riflessione storiografica e psicologia collettiva. Ma è assolutamente scorretto parlare di “ tradimento” per criticare l’atteggiamento italiano di oggi. È fortemente equivoco affermare polemicamente che “l’Italia riceve aiuti immediati contro vaghe promesse, e la Germania ha motivo di sentirsi raggirata” (come scrive Tobias Piller, utilizzando con un’acrobazia interpretativa, un’espressione di Carlo Azeglio Ciampi).
Gian Enrico Rusconi è professore emerito di Scienza politica dell’Università di Torino. Per alcuni anni Gastprofessor presso la Freie Universitaet di Berlino. Tra le sue pubblicazioni: Germania Italia Europa. Dallo Stato di potenza alla ‘potenza civile’ (Einaudi 2003, trad. tedesca, 2006); Berlino. La reinvenzione della Germania (Laterza 2009). Cavour e Bismarck (il Mulino 2011; trad. tedesca 2013).