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Valeria Sandei e Anna Gatti, le italiane di Almawave alla conquista della Silicon Valley

“Il mercato dell’It? È finito”. Così Marco Tripi al corrierecomunicazioni.it quasi un anno fa.
L’information technology è morta, ma non lo è Almaviva, di cui Tripi è ad. Ed è talmente in forma, Almaviva, leader italiano in soluzioni tecnologiche, con 38 sedi in Italia, 16 nel mondo e 32500 dipendenti anche in Brasile, Tunisia e Cina, da aver iniziato, a metà giugno, la campagna per la conquista degli Usa.

Due donne in testa
L’arrembaggio agli States sarà condotto da due donne: la prima è Valeria Sandei, che in Almaviva è responsabile del marketing e della controllata Almawave, che sbarca a San Francisco, è ceo. Alla testa della filiale californiana Sandei ha nominato un’altra donna, Anna Gatti. Due italiane, una veneziana e una parmense, dotate di tecnologie made in Italy, che vogliono conquistare la Silicon Valley. Almawave, fondata nel 2008, ha investito ad oggi 15 milioni per lo sviluppo di innovazione in Crm, Big data e software per l’analisi del linguaggio, innovazione che può essere applicare in diversi settori: telecom, utility, media, banking.

Da Venezia con furore
Sandei è un pezzo da novanta nell’azienda di Tripi e copre anche la carica di presidente di Almawave do Brasil. Nata a Venezia nel 1976, è laureata in Economia dei mercati finanziari alla Bocconi. A luglio 2013 le viene affidata la responsabilità della funzione Marketing Strategico del Gruppo Almaviva dopo essere diventata nel 2007, poco più che trentenne, “amministratore delegato della nuova società Almawave, la società d’innovazione del AlmavivA in area consulting e business intelligence – si può leggere qui – Nel 2004 è entrata nel Gruppo Almaviva, dove inizialmente si è occupata di attività di marketing e business development e successivamente dell’acquisizione del gruppo Finsiel, dalla due diligence al piano strategico. Ha iniziato la carriera alla JP Morgan curando progetti di private banking”. Passata successivamente in Accenture, nell’area strategica dei servizi finanziari ha seguito piani industriali e ristrutturazione di modelli organizzativi per Banca Popolare di Milano, Banca Intesa, l’allora Banca di Roma, Credem.

Il Sandei-pensiero

“Oggi, più che realizzare un prodotto, si parla di realizzare un’esperienza, partendo dall’uso che può essere fatto del prodotto e utilizzando tutti gli strumenti messi a disposizione della tecnologia per aiutare l’azienda nell’interazione con clienti finali – così la pensa e ha dichiarato alla Radio del Sole 24ore – è importante creare una rete di fiducia tra il consumatore e l’impresa, utilizzando tecnologie basate sulla persona, che semplifichino il rapporto tra l’uomo e lo strumento che deve utilizzare e che permettano di trovare sempre e velocemente la risposta giusta”.

Un braccio destro a San Francisco
Anna Gatti invece è nata a Pavia e ha una storia meravigliosa. In un’intervista al Sole aveva dichiarato che non avrebbe ammesso l’età neppure “sotto tortura”. Ma la rete è grande e riporta nelle sue pieghe la data del 30 gennaio 1972. Vive a San Francisco, ha una bambina che si porta dietro nei viaggi di lavoro e una tata sudamericana e sostiene che fare la mamma e la manager è possibile (a San Francisco, ovviamente). Ma persino a San Francisco “è tanta roba. Devi essere super organizzata, devi imparare a focalizzare la tua attenzione solo sulle cose importanti. Quelle meno le puoi delegare e lo devi fare. La bimba va a una scuola italiana, cerco di godermela il più possibile. Quando viaggio per lavoro, lei è quasi sempre con me. Non è banale organizzarsi però, se tu la prendi bene, è solo questione di logistica”. Athena Sofia ha tre anni, e Gatti l’ha avuta con un amico di vent’anni più grande di lei, che un giorno le ha detto: “vorrei che tu fossi la mamma di mio figlio. Ma non voglio sposarti e non voglio vivere con te”. Perché no? Ha risposto lei e non esclude di poter fare il bis.

Curriculum spaziale

A San Francisco è arrivata dopo la laurea per approfondire la sua specializzazione in organization behaviour con “il professore migliore del mondo, Jim March” a Standford. Sostiene che all’epoca parlava un pessimo inglese e che March l’abbia portata a pranzo con alcuni colleghi, premi Nobel, al primo incontro. “Sono diventata una sua allieva, ho seguito le classi di Phd e alla fine mi ha dato la possibilità di fare una ricerca di post dottorato, dal 99 al 2002. Ho trascorso tre anni a Stanford da ricercatrice. Nel 2002 sono stata contattata dall’Onu per un lavoro a Ginevra, al Who, World Health Organization”.

Da MyCube a Google a Skype

Ma la vita elvetica non fa per lei. Nel 2004 2004 Gatti torna a casa sua, la Silicon Valley. “Mi hanno assunto a MyCube, fondo di venture capitalist che investe in start-up. Nel giro di un anno sono diventata partner: mi trovavo a fare una cosa tipica di questa zona però non in uno dei fondi più grandi. Sedevo in un paio di board di start-up ma al tempo stesso consideravo che mi mancava la parte operativa. Allora ho detto ok, proviamo ad andare in questa direzione. Ho fatto colloqui a Google, mi hanno assunto come capo di Consumer Operation International”.
Nell’aprile del 2007 passa a Youtube dove si occupa di vendita di pubblicità online e acquisizione di contenuto web: là resta fino al 2011, divertendosi “da morire”. Ma Gatti è un’irrequieta e a febbraio 2011 cambia di nuovo: va a Skype dove diventa responsabile della pubblicità. Ora lavora per un’azienda italiana. Le piace stare in Italia, perché la qualità della vita è alta e le piacerebbe trasferire al Paese la sua esperienza internazionale il più possibile. Ma “lavorare a tempo pieno in Italia, no”, non se ne parla.

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