Bene la vendita di ulteriori quote di azioni del Tesoro in Eni ed Enel, meno bene l’ingresso del colosso di Stato cinese in Cdp Reti.
L’intellettuale liberista Alessandro De Nicola, avvocato, presidente dell’Adam Smith Society, editorialista di Repubblica e da pochi mesi anche consigliere di amministrazione di Finmeccanica, commenta con Formiche.net parole e mosse del Tesoro sulle società controllate dallo Stato.
De Nicola, come valuta il piano di vendita di quote del Tesoro in Eni ed Enel? Da liberista sarà contento, presumo…
Sì, bene. E’ vero che il 5% non è un’enormità e come dice il compagno Fidel “siempre se puede mas”, ma il “buen inicio” è necessario.
Ma è proprio il momento giusto dal punto di vista dei valori di Borsa vendere ora il 5 per cento circa sia di Eni che di Enel?
I valori di Borsa sono ottimi, la liquidità dei fondi abbondante, l’attenzione verso l’Italia in aumento e in più non ho mai e sottolineo mai assistito a una privatizzazione in cui qualcuno non dicesse che non era il momento giusto o che si trattava di una svendita. Sembra quell’apologo napoletano dello scapestrato che prometteva di pagare i creditori “a babbo morto”.
Lei che è un avvocato, ci spiega quali reali effetti avrà per lo Stato scendere sotto la quota del 30% in Eni ed Enel?
Pochi. Grazie a un’infelice e confusa legge appena approvata e ispirata da un senatore del PD, Mucchetti, la soglia di possesso per essere obbligati a lanciare un’offerta pubblica di acquisto per il 100% delle azioni della società è stata portata dal 30 al 25%. Quindi se lo Stato mantiene il 25,01% delle azioni un eventuale acquirente dovrà offrire di comprare il 100% delle azioni e nessuno comunque sarebbe così pazzo da sfidare il governo italiano per il controllo di Eni e Enel. E’ triste, ma è così.
Che cosa pensa dell’ingresso con il 35% in Cdp Reti di China State Grid? Diversi analisti, da Giulio Sapelli ad Alberto Forchielli, a Formiche.net hanno sottolineato perplessità “geopolitiche” per la scelta.
Tendenzialmente sono contrario a privatizzare cedendo quote ad altre entità statali, ancor di più se queste sono espressione di un Paese autoritario e nemmeno alleato. Perciò non sono felice della scelta effettuata, anche se penso che ingressi di minoranza tutto sommato siano sopportabili se apportano soldi sufficienti e qualche sinergia strategica.
Non deve far riflettere il fatto che il quotidiano di Confindustria, il Sole 24 Ore, non ha festeggiato troppo l’annuncio del Tesoro su Eni ed Enel?
Non commento la linea di un giornale con il quale ho collaborato per più di un decennio con 5 direttori diversi. Il Sole merita la mia simpatia e rispetto.