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Altro che cambiare verso, Il Sud deve darsi verso.

E’ proprio un’emergenza quella del Mezzogiorno se Matteo Renzi decide di passarci la vigilia di Ferragosto?
Non oso immaginare lo scorno di prefetti e amministratori locali che hanno dovuto tirare fuori dall’armadio il vestito buono manco fossero invitati a un matrimonio. E’ la peggiore disgrazia quella d’incravattarsi ad Agosto, con il caldo. La prosecuzione dell’incaprettamento con i lacci riformatori.
Parafrasando un aneddoto buono per gli uffici pubblici, la visita di Renzi in Sicilia si può riassumere così: – Oggi saremmo chiusi, è tutto il resto dell’anno che non lavoriamo -. Il fatto è che, a ben guardare le tappe del tuor renziano al Sud, quello che spaventa è come il premier ripercorra simbolicamente i luoghi della politica industriale che fu, in tema di mezzogiorno, del suo più nobile nume ispiratore: Giorgio La Pira. Il più grande direttore del personale della storia d’Italia.
Quello che frega la Sicilia e il Mezzogiorno non sono questi carrozzoni parastatali (l’ENI a Gela, la Fiat a Termini Imerese, l’ILVA a Taranto), ma prima di tutto i cittadini stessi. Prima di tutto i funzionari della macchina pubblica. Peggio dei punteruoli rossi se lo stanno sucando questo Mezzogiorno da dentro.
Al Sud, in Sicilia in particolare, sui muri imbrattati la scritta più diffusa recita così: – SUCA – . Questo volgare imperativo spiega molto del malessere del mezzogiorno. Ce ne sarebbe per un intero trattatello. Come spiega Fulvio Abbate nel suo “Intanto Dicembre è passato”, dietro questa parola “SUCA” c’è l’orgoglio di chi non vuole accettare il confronto, la chiusura a ogni forma di dialettica. Il volgare insulto di chi si sente più “sperto” degli altri quando non solo non lo è ma ha anche le pezze al sedere. Tutti a dire “SUCA” dal più ricco al più povero. Ognuno arroccato nella sua torre di opportunismo.
Quello che mi ha sconvolto è stato sentire Renzi rassicurare i dipendenti di Gela, quelli di Termini Imerese. Il Sud non ha bisogno di rassicurazioni ma di rimproveri. Più che cambiare verso, bisogna che i meridionali si diano verso. Dare rassicurazioni al Sud equivale a sottoscrivere la mancanza di uno straccio di visione, la mancanza di una qualunque idea di come progettarne il futuro. Il fatto di non sapere da dove iniziare.
E, poi, a volerla dire tutta, Matteo Renzi se proprio voleva scegliere una location per uno dei suoi comizi, doveva andare sulla banchina del porto di Pozzallo dove basta appena una nave per riempirla tutta. Quello di Pozzallo è il porto più a Sud d’Italia, al centro del mediterraneo, avamposto tra Siracusa e Marina di Ragusa che vuol dire uno specchio di mare enorme. Il porto di Pozzallo, però, che è l’equivalente dell’aeroporto di Malpensa a Milano, non è buono come porto turistico, completamente insabbiato, e non è buono come porto commerciale. E’ il niente mischiato con nessuno, come si dice da quelle parti.



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