Skip to main content

Fineco, Che Banca e IWBank, ecco le pagelle di PWC sulle banche on line

La trasformazione digitale del mondo cambia il modo di vivere e interagire: 2,4 miliardi di utenti web; 1,6 miliardi di connessioni 3G; 5,1 miliardi di ricerche giornaliere su Google; 210 miliardi di mail di inviate ogni giorno; 700 miliardi di dollari generati dall’e-commerce. E tutto questo cambia anche il modo di fare banca. Sia per le banche digitali sia per quelle tradizionali che devono mutare pelle. Lo sostiene PricewaterhouseCooper in un report finito sulle scrivanie dei maggiori banchieri italiani.

L’INTERNET PERVASIVO
Gli utenti di Internet tra il 2000 e il 2012 sono raddoppiati in Nord America e in Australia e quadruplicati in Europa. Aumentati di 13 volte in America Latina, di 26 volte in Medio Oriente, di 8 volte in Asia e di 36 volte in Africa. La penetrazione di Internet è passata dal 30 al 70% e si è assistito a un’accelerazione della vendita di smartphone e tablet dal 2010 rispettivamente del 32% e del 42%.

…ANCHE IN ITALIA
Anche l’Italia, seppure a passo lento, sta compiendo la metamorfosi: 48 milioni di italiani hanno un telefono cellulare e 43 milioni accesso a un pc; 24 milioni hanno uno smartphone e 5 milioni un tablet; 4 italiani su 5 accedono a Internet e 2 su 5 lo fanno in connessione mobile.
L’online, secondo Pwc, sta diventando preponderante nello sviluppo delle attività BtoC: in particolare, nel 2013 ci sono stati 14 milioni di acquirenti online che hanno speso 11,3 miliardi (una quota che è aumentata di oltre 5 volte in nove anni) e di questa cifra un miliardo è stato speso via tablet e 550 milioni via smartphone (il 12% del totale).

LO SVILUPPO DELLA BANCA ON-LINE
Tutti i Paesi europei hanno vissuto un percorso evolutivo verso il digitale diversificato, ma con velocità similari: “L’Italia è in una fase di diffusione dell’on-line – scrivono gli esperti Pwc – il 24% delle transazioni bancarie avvengono on-line contro il 57% di quelle che avvengono in filiale”. Una situazione simile a quella di Spagna (25% contro 59%) e di Germania (35% contro 55%) e anche alla media europea, che è del 41% contro il 47%. Ma lontana dalle medie di Regno Unito, che effettua in rete il 43% delle operazioni contro il  45% effettuate in filiale e Francia (48% contro 34%) e soprattutto di Paesi Bassi (69% contro 19%) e Svezia (73% contro 19%) dove la situazione è ribaltata.

FINECO, IWBANK E LE ALTRE
Nell’arena competitiva italiana a muovere i primi passi sono stati Fineco, WeTrade e ImiWeb nel trading online prima del 1995. Ma i first mover secondo Pwc sono Fineco, WeBank e IwBank, trainate dal private equity dopo il 1995. Una seconda fase, iniziata nel 2000, ha visto entrare soggetti come Ing e CheBanca! a caccia di liquidità, con strategie quindi di raccolta di conti deposito on-line. E infine dal 2010 gli ultimi arrivati Widiba e Hello bank! hanno optato per una logica offensiva e difensiva dai grandi player italiani e internazionali. Mentre i first mover stanno adottando oggi una strategia multicanale: on-line, filiale fisica e rete di promotori. Ing e CheBanca! hanno invece adottato una rete propria di filiali leggere e accesso Atm full mentre Widiba sta definendo il modello Atm e Hello bank! offre già accesso Atm completo.

LE ATTIVITÀ DELLE BANCHE ONLINE
Le banche online sono principalmente orientate verso lo sviluppo dell’attività di raccolta, con un ratio impieghi su raccolta diretti per IwBank dell’11%, per Fineco del 4%, per Webank del 34% e per CheBanca! del 37%. Tale tendenza emerge soprattutto per gli operatori con modelli senza presenza di una rete fisica o interazione con la rete dell’azionista di riferimento. PwC individua il principale punto di debolezza delle banche online nel fatto che la raccolta viene investita in banche e titoli. E sottolinea che la “rete fisica (diretta e reti terze) potrebbe consentire di sviluppare l’attività creditizia”. Inoltre, “le piattaforme “aperte” e le reti di promozione emergono come leva discriminante per lo sviluppo del risparmio gestito – scrive PwC – con appeal anche verso i privati di fascia “alta”. Il modello di Fineco ha attratto un numero elevato di clientela affluent”.


CONDIVIDI SU:

Gallerie fotografiche correlate

×

Iscriviti alla newsletter