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Cariplo, Crt e Compagnia San Paolo, come cambieranno le strategie delle fondazioni bancarie

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Le attività del mercato istituzionale italiano sono cresciute ininterrottamente e sono quasi raddoppiate nell’ultimo decennio. Questo nonostante la crisi economica, per ragioni diverse, abbia prodotto molte difficoltà alla crescita degli attivi e ai flussi di nuove risorse del settore. Le attività delle fondazioni si sono ridotte per 3 anni di seguito per le rettifiche di valore sulle partecipazioni bancarie e nel 2013 – per la prima volta – la redditività ordinaria ha mostrato una riduzione per la contrazione dei dividendi generata dalla lunga crisi dei margini delle banche italiane.

Nel comparto previdenziale, innanzitutto si sono ridotte le adesioni collettive dei lavoratori dipendenti, che seguono l’andamento del mercato del lavoro; in secondo luogo, sono cresciuti dallo scoppio della crisi economica i lavoratori autonomi che interrompono i versamenti previdenziali; infine, è aumentata l’incidenza dei riscatti – per la perdita del lavoro – e delle anticipazioni – come forma di integrazione dei redditi indeboliti dalla recessione economica. Le casse di previdenza privatizzate, pur essendo intervenute nel corso degli ultimi anni sulla contribuzione degli iscritti e sulle modalità di calcolo delle pensioni future, risentono della caduta del volume d’affari delle professioni più esposte alla congiuntura economica negativa e alla flessione del settore immobiliare.

Se lo scenario economico ha pesato negativamente sul mercato istituzionale italiano, da un punto di vista finanziario la lunga crisi economico-finanziaria e le prospettive dei mercati finanziari hanno prodotto in questi ultimi anni due profondi cambiamenti nei comportamenti di investimento degli operatori: l’accelerazione del processo di diversificazione dei portafogli, a partire dalle diverse caratteristiche di concentrazione dei segmenti del mercato istituzionale italiano, e un maggiore utilizzo, a questo scopo, dei prodotti di asset management, che consentono una migliore diversificazione del rischio sia geografico che per classi di attività. la caduta del 2008, il peso dei prodotti di risparmio gestito sui portafogli è cresciuto per tutti i segmenti del mercato, con un incremento nell’ultimo quinquennio che, in base alle nostre stime, è pari a 6 punti percentuali per le casse e tra i 3 e i 4 punti percentuali per le fondazioni e i fondi pensione preesistenti.

In generale, è aumentato l’investimento in prodotti di risparmio gestito sia per diversificare gli investimenti obbligazionari verso mercati a più alto rendimento o corporate sia per tornare a investire sui mercati azionari. Nel segmento delle fondazioni si sta diffondendo l’esigenza di avviare un processo di ristrutturazione degli investimenti strategici rivolto ad ottimizzare il peso delle partecipazioni bancarie e a individuare le forme di sostegno ai territori di riferimento più adeguate allo svolgimento del loro ruolo istituzionale. Anche nel segmento delle casse previdenziali e dei fondi pensione si rileva un maggiore interesse verso investimenti diretti al finanziamento della crescita economica – sia azionari che di private debt- che possano offrire profili di rischio e rendimento oggi più comparabili con quelli degli strumenti di debito governativo, non più esenti da fattori di rischio ancora per diverso tempo. L’industria dell’asset management è così chiamata in causa per dare il proprio contributo alla realizzazione delle soluzioni più adatte agli investitori istituzionali, che richiedono prodotti trasparenti, a rischio controllato e in grado di cogliere le migliori opportunità presenti sui mercati finanziari.

Nei prossimi anni, il mercato istituzionale potrà avvantaggiarsi del miglioramento del quadro macroeconomico atteso per l’Italia, con un tasso di crescita delle attività che potrebbe raggiungere il 30 per cento da qui alla fine del 2017. A ciò si assocerà un crescente ricorso, già evidente nei dati più recenti, ai gestori professionali del risparmio, richiedendo soluzioni sempre meno generaliste e dando più valore alla specializzazione e alla gestione attiva. Se a questo aggiungiamo che gli investitori stanno valutando revisioni di portafoglio per diversificare i rischi e cogliere le migliori opportunità di investimento, ci sembra di poter concludere che gli investitori del mercato istituzionale italiano saranno, nei prossimi anni, un driver di crescita dell’industria dell’asset management molto più importante nel panorama italiano.

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