Giornalisti e giornaloni, svegliatevi e smettetela di fare il controcanto a Renzi. Quello della Mogherini è un contentino per il quale dovremo anche pagare il conto. La Federica nazionale è una sola, la Pellegrini.
Cortigiani, vil razza dannata. La celebre aria del Rigoletto calza a pennello per i giornalisti italiani. Ovviamente non tutti, ma tanti si. Prendiamo come i nostri giornali hanno riportato la notizia che l’Economist aveva raffigurato il premier, Renzi. Un bambino con un gelato in mano su una barca che affonda dietro a Hollande e alla Merkel. Tutti hanno fatto vedere o raccontato la vignetta ma quasi nessuno ha parlato dell’articolo. Il pezzo era spietato. In sintesi si diceva che la Germania, pur con tutte le sue colpe, fa bene a non fidarsi di Francia e Italia che parlano, parlano ma di fatti, sulla strada delle riforme di struttura, ne fanno vedere ben pochi. Campioni a parole, ma del tutto inadempienti sul piano politico. In sintesi lo stesso concetto che esprimeva il risolino, dedicato a Berlusconi, di Merkel e Sarkosy quando, da Presidente del Consiglio, parlava in un vertice europeo delle riforme che avrebbe fatto il suo governo. I nostri giornali andarono avanti per settimane nel sottolineare il discredito di cui, all’estero, godeva il governo italiano. Oggi, niente. Eppure è la stessa cosa. Solo che allora c’era da fare la guerra a Berlusconi, ora c’è da sostenere Renzi. Al di là però delle beghe interne, la verità è una sola. Non importa che alla guida del Paese ci sia un boy scout o un caimano, a non essere credibile non è la persona ma l’Italia nel suo complesso. E chi mette l’accento sul singolo invece che sul collettivo fa un’opera di disinformazione, spesso anche voluta. Il che, ovviamente, è molto peggio. Ma i nostri giornalisti vanno avanti come se niente fosse. Riportano i fatti in modo parziale quando non li stravolgono. Chi non ricorda che nemmeno due mesi fa l’Europa doveva cambiare verso? Renzi aveva incontrato la Cancelliera di ferro e l’aveva convinta. Ora basta con l’austerità, l’Europa sarebbe diventata più flessibile e l’Italia poteva finalmente respirare. Cose che la Merkel non aveva mai detto e tanto meno pensato. L’Italia spesso crede, soprattutto a sinistra, di poter dettare la linea. Ma è solo pia illusione. Come al tempo dell’ “Ulivo mondiale” quando i nostri politici, Bindi in testa, volevano esportare nel mondo la formula, e l’alleanza, escogitata nel nostro Paese per andare al governo. E’ finita come doveva finire. L’Ulivo è seccato in Italia e non è mai attecchito all’estero. Ora l’ultimo caso con la “vittoria” di Renzi nella nomina della Mogherini a Lady Pesc. La verità anche qui è un’altra. Alla guida della politica estera europea ci vuole una persona di basso profilo per non fare ombra a quanto in politica estera vogliono fare Francia, Germania e Gran Bretagna, che non intendono affatto delegare all’Europa le loro iniziative in campo diplomatico. Quindi ottima la candidatura della Mogherini che non è nessuno. Come del resto non era nessuno lady Catherine Ashton. Ci vogliono caratteristiche precise per ricoprire un posto di grande prestigio formale ma di nessuna sostanza. La Mogherini le ha. Senza contare che ora l’Italia pagherà un “prezzo” per avere incassato questa “vittoria”. E lo pagherà in campo economico dove, speriamo di sbagliarci, a grandi e verbali aperture in tema di flessibilità dei vincoli, che ovviamente ci saranno e saranno anche adeguatamente celebrate, non corrisponderà nessuna concreta concessione. Come dimostra il caso della Francia dove Hollande ha dovuto addirittura sostituire i ministri economici che non condividevano l’ortodossia dell’austerità. Insomma, per essere chiari e tagliare corto. Cari giornalisti e giornaloni, restate con i piedi per terra. In Italia c’è una sola Federica, ed è la Pellegrini.