La crisi inizia a mordere anche in Germania. La produzione industriale di maggio divulgata a luglio ha mostrato un dato in calo dell’1,8% destagionalizzato, a fronte del meno 0,3% della precedente rivelazione. Su base annua, invece, si è registrato un aumento dell’1,3%. A giugno rispetto a maggio il dato ha mostrato un modesto recupero (+0,3%) ma non sufficiente ad alimentare la fiducia. E anche Berlino inizia a preoccuparsi e lo dimostra il fatto che la Bundesbank si sia espressa a favore dell’aumento dei salari del 3%, ben sopra l’inflazione.
BUNDESBANK SINDACALISTA
Chi avrebbe mai potuto immaginare che la Bundesbank — tempio del rigore finanziario tedesco — avrebbe catapultato attirando “su di sé, nello spazio di un solo giorno, le critiche dell’83% dei manager «made in Germany», la riprovazione del quotidiano liberista Financial Times e gli applausi francesi del presidente François Hollande”, per dirla con il Corriere che spiega, riportando il Financial Times che «l’invito della Bundesbank per salari più alti è un segno di disperazione e un segnale che la banca centrale tedesca non vuole affrontare il problema sottostante: una caduta della domanda causata dalla crisi finanziaria, dall’austerity eccessiva e da ripetuti errori di politica monetaria».
DEUTSCHE BANK CI RIPENSA
“Si dice che la vita sia più facile per gli ottimisti – scrivono in un report gli economisti di Deutsche Bank – ma questo non è vero da un po’ per chi fa previsioni sulla crescita tedesca. Il buon inizio di anno, con il primo trimestre che ha segnato un +0,8% di crescita rispetto al trimestre precedente e i conseguenti buoni sentiment di imprese e consumatori ,hanno indotto anche noi in giugno ad aumentare le stime sull’anno dall’1,2 all’1,8%. Nel frattempo il consensus era schizzato al 2% nella parte bassa della forchetta”.
LA PRODUZIONE INDUSTRIALE AFFOSSA IL PIL
Gli economisti della banca tedesca avevano previsto un significativo rallentamento nel secondo trimestre come reazione alla sovraperformace del primo collegata alle condizioni climatiche, ma questo effetto spiega solo uno 0,3%-0,4% del calo percentuale effettivamente avvenuto. Ed esiste una probabilità elevata che Pil possa aver subito l’impatto del cattivo dato sulla produzione manifatturiera che non è riuscita a recuperare correttamente nel mese di giugno.
E LA SITUAZIONE POTREBBE PEGGIORARE
“E non è tutto – si legge nel report – il terzo trimestre segnerà, per ragioni puramente statistiche, un Pil probabilmente più alto dello 0,3-0,4% stimato. Ed è possibile che il Pmi superi a luglio gran parte del crollo di maggio e giugno. Ma, ciò che gioca un ruolo fondamentale nel rallentamento è il commercio mondiale, un driver chiave dell’economia tedesca che finora nel 2014 ha avuto un andamento laterale”. Se si aggiunge al mix la crisi ucraina, che con l’embargo di agosto potrà causare un taglio del 20-25% dell’export verso la Russia, ecco spiegata la debolezza del Pil. “Il declino della fiducia delle imprese dà poco spazio a un recupero a breve – scrivono ancora da Deutsche Bank – e nonostante ci aspettiamo un recupero globale, i fattori discussi metteranno sotto pressione le dinamiche della crescita tedesca nella seconda parte dell’anno, convinzione che ci ha portato a ridurre, rispettivamente a 0,3% e a 0,4%, la crescita del Pil nel terzo e nel quarto trimestre e quella sull’anno a 1,5%. Anche se lo 0,4% del quarto trimestre non è scontato e dipende da una ripresa del commercio globale e dall’ammorbidirsi del conflitto ucraino”.