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Chi imbraccerà il bazooka di Draghi

Le aste Tltro sono nuove operazioni di rifinanziamento a lungo termine (4 anni) con un vincolo di erogazione di credito all’economia reale. Le aste saranno a tasso fisso, pari a quello applicato alle operazioni di rifinanziamento principali dell’Eurosistema in essere al momento dell’erogazione del finanziamento più 10 punti base (ora questo valore è 0.25%). Sono sicuramente uno strumento di funding vantaggioso per le banche poiché ne riducono i costi: le banche che parteciperanno alle aste riusciranno infatti a sostituire almeno una parte delle obbligazioni con una forma di raccolta sempre a lungo termine ma un costo decisamente più basso (0.25%).

Nelle due aste iniziali, a settembre e dicembre di quest’anno, le banche potranno ottenere un finanziamento per un ammontare che non superi, in termini cumulati, il 7% dell’ammontare delle loro esposizioni al settore non finanziario (esclusi i prestiti alle famiglie per acquisto abitazioni) in essere al 30 aprile 2014. Questo plafond iniziale è pari a circa 400 miliardi di euro per l’area euro. In particolare, in Italia l’ammontare iniziale che le banche potrebbero ottenere (75 miliardi) coincide quasi perfettamente con lo stock di obbligazioni in scadenza quest’anno, e la sostituzione tra le due forme di raccolta darebbe un sostegno non trascurabile al margine da clientela.

Tra marzo 2015 e giugno 2016 tutte le controparti potranno ottenere importi aggiuntivi con aste a cadenza trimestrale. In termini cumulati, questi potranno raggiungere al massimo un ammontare pari al triplo della differenza tra il totale dei prestiti netti concessi da ciascuna controparte al settore privato non finanziario dell’area dell’euro – esclusi i prestiti a favore delle famiglie per l’acquisto di abitazioni – dal 30 aprile 2014 alla data di aggiudicazione dei fondi e uno specifico valore di riferimento (benchmark).

Dai dettagli forniti a luglio dalla Bce sono emersi due possibili casi: il benchmark è zero per le banche che negli ultimi dodici mesi (mag-13/apr-14) hanno aumentato o mantenuto costante i prestiti e quindi le banche non devono ridurre lo stock di crediti per richiedere ulteriori finanziamenti; il benchmark è invece negativo per le banche che nei 12 mesi precedenti il 30 aprile 2014 hanno ridotto i prestiti e le banche potranno continuare a fare meno credito (allo stesso tasso) fino ad aprile 2015 per poi mantenere lo stock costante nel periodo successivo.

Tutte le Tltro scadranno a settembre 2018 ma dovranno essere rimborsate anticipatamente, a settembre 2016, dalle banche i cui prestiti netti al settore privato non finanziario dell’area dell’euro sono inferiori al benchmark nel periodo compreso fra il 1° maggio 2014 e il 30 aprile 2016. Se a settembre 2016 l’andamento del credito sarà in linea con il benchmark, le banche potranno tenere la liquidità ottenuta dalla Bce fino alla scadenza naturale, ovvero settembre 2018.

Quanto potranno ricevere le banche dell’eurozona nelle sei aste del prossimo biennio? Il Presidente Draghi ha dichiarato che il programma di prestiti potrebbe raggiungere i 1000 miliardi di euro, e quindi che da marzo del prossimo anno le banche potrebbero chiedere liquidità aggiuntiva fino a un massimo di 600 miliardi di euro. Abbiamo calcolato i potenziali prestiti alle banche dell’eurozona in base a tre differenti ipotesi sull’andamento dei prestiti.

Nell’ipotesi, non certo ottimistica, che le banche mantengano lo stesso tasso di variazione medio tra mag-13 e apr-14, solo i sistemi bancari che nel periodo hanno sperimentato un aumento del credito (ovvero quelli di Francia, Belgio, Finlandia e Slovacchia) prenderebbero fondi in aggiunta a quelli delle prime due aste di settembre e dicembre 2014. In questa ipotesi, infatti, le banche dei Paesi più virtuosi continuerebbero ad aumentare i prestiti, superando il benchmark che prevede prestiti stabili. Le banche degli altri Paesi che nel periodo in esame hanno ridotto il credito, invece, continuerebbero a fare deleveraging rispettando il benchmark, almeno fino al prossimo aprile, ma senza poter prendere fondi aggiuntivi. Con un tasso di variazione pari alla metà di quello avuto da mag-13 ad apr-14, le banche dei Paesi che hanno ridotto i prestiti ridurrebbero il ritmo di deleveraging e, facendo meglio del benchmark, potrebbero prendere fondi aggiuntivi; le banche dei Paesi virtuosi, invece, registrando una crescita dei prestiti inferiore, prenderebbero un ammontare inferiore di fondi. In queste due ipotesi le banche dell’eurozona tra il 2015 e il 2016 potrebbero ottenere all’incirca dai 90 ai 290 miliardi di euro in più rispetto ai 400 miliardi delle due aste iniziali, per un totale di 690 miliardi di euro. Tuttavia, a giugno 2016 le banche che hanno continuato a ridurre il credito si troverebbero in linea o sotto il benchmark e a settembre 2016 dovrebbero restituire dai 250 ai 300 miliardi di euro, mantenendo quindi per altri due anni solo 180-440 miliardi di euro.

Nell’ipotesi di prestiti stabili al livello dello scorso aprile le banche che hanno fatto deleveraging supererebbero ampiamente il benchmark e potrebbero ottenere fondi aggiuntivi per quasi 500 miliardi euro. In questo caso la liquidità totale concessa tramite le Tltro sarebbe di circa 900 miliardi.

Visti i benefici, ci aspettiamo che le banche richiedano gran parte del plafond disponibile nelle due aste di quest’anno senza attendersi una penalizzazione dal mercato (il cosiddetto effetto “stigma”). Oltre al sostegno al margine le banche potrebbero beneficiare anche di maggiori ricavi da commissioni nel caso in cui i volumi di obbligazioni retail non rinnovate venissero spostati su forme di risparmio gestito.


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