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Deflazione, perché gli isterismi sono fuori luogo

I prezzi al consumo sono saliti di due decimi ad agosto sulla base dell’indice NIC e sono scesi di altrettanto in base alla misura armonizzata Ue. Su base annua, l’inflazione è scesa in territorio negativo su entrambi gli indici (-0,1% il nazionale e -0,2% l’armonizzato). Per l’armonizzato si tratta di un minimo storico (solo una volta nel luglio del 2009 era approdato in territorio negativo, a -0,1%). Per l’indice nazionale si tratta di un minimo da oltre 50 anni (nel 1959 ci fu una fase di 7 mesi di inflazione negativa).

Rispetto alle attese di consenso, il dato ha sorpreso lievemente verso l’alto in merito alla variazione m/m del NIC e lievemente verso il basso sulla variazione sia m/m che a/a dell’armonizzato.

Il dettaglio per prodotto (in base all’indice NIC) mostra, come il mese scorso e in linea con le attese, che gli unici rincari significativi, peraltro di natura meramente stagionale, vengono dai trasporti (+2,1% m/m, per via dei servizi di trasporto aereo e marittimo), e, in minor misura, dalle spese per il tempo libero (+0,7% m/m, peraltro superiore alla media stagionale del comparto, a causa del rincaro dei pacchetti-vacanza). Un aumento dei prezzi limitato a un decimo si riscontra per bevande alcooliche e tabacco. Viceversa, continuano a scendere, come accaduto in 8 degli ultimi 9 mesi, i prezzi delle comunicazioni (-0,8% m/m, per via delle diminuzioni dei prezzi degli apparecchi per la telefonia e per il trattamento dell’informazione); più accentuato delle attese è anche il calo dei prezzi dei servizi ricettivi e di ristorazione (-0,6% m/m); non sorprende infine, perché in linea con la stagionalità di agosto, la flessione dei listini dell’abbigliamento (-0,2% m/m) e degli alimentari (-0,1% m/m).

Su base annua, si confermano tre i comparti che evidenziano una tendenza deflazionistica:
comunicazioni (-9,1%), spese per la casa (abitazione, acqua, elettricità e combustibili: -1,1%) e
alimentari (-0,5%). Viceversa, scendono a due i settori che mostrano rincari tendenziali di almeno l’1%: istruzione (+1,2%) e mobili/articoli per la casa (+1%). In sintesi, ora in Italia si può parlare di “deflazione” in senso tecnico (CPI negativo su base annua).

Tuttavia, il concetto di deflazione è più ampio (si tratta di uno scenario di prolungato e generalizzato calo dei prezzi solitamente associato a una profonda recessione, nonché stagnazione dei mercati del credito e immobiliare). In prospettiva, vediamo uno scenario di inflazione molto bassa a lungo, ma non di deflazione. I motivi per i quali non crediamo nella deflazione sono: 1) l’output gap è ampio ma non dovrebbe allargarsi ulteriormente e anzi, sia pur gradualmente, è destinato a restringersi con il lento materializzarsi della ripresa; 2) il calo dell’inflazione nell’ultimo anno è spiegato più da variabili di offerta (prezzi delle materie prime, tasso di cambio, progresso tecnologico nel caso delle comunicazioni) che non dalle componenti più sensibili alla domanda; 3) non vi sono evidenze che il calo delle aspettative inflazionistiche stia inducendo i consumatori a rimandare gli acquisti (si tratta del principale canale attraverso il quale si può materializzare una spirale deflattiva).

Nel dettaglio, in base alle nostre stime, anche settembre potrebbe vedere un’inflazione negativa; un ritorno in territorio (marginalmente) positivo è atteso solo nei mesi autunnali. Il CPI a nostro avviso potrà tornare poco sopra l’1% soltanto nella seconda metà del prossimo anno.

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