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Due o tre domandine sull’Ice Bucket Challenge

Ice Bucket Challenge. Moda o atto di generosità? È il dilemma su cui si arrovella l’opinione pubblica. Mi si nota di più se partecipo o è sufficiente che stacchi un assegno? E se faccio come Patrick Stewart che si è bevuto uno scotch piuttosto che gavettonarmi? Quesiti interessanti che allontanano l’attenzione sul motivo reale dell’iniziativa: raccogliere fondi a favore della ricerca contro la Sla. E così pure la quantità di denaro donata diventa fonte di polemica. Jerry Calà ha postato un assegno di mille euro, mentre la radical–chic sinistroide Luciana Litizzetto, che ha sventolato soltanto 100 euro tra le mani, è una “tirchia”.

Poi la polemica su Facebook si è spostata anche sul mezzo usato per sensibilizzare l’opinione pubblica: l’acqua. Perché sprecarne così tanta quando in Africa muoiono di sete? È così che il corto circuito mediatico ha assunto risvolti interessanti e ha fatto breccia anche in personaggi che sicuramente da sempre si battono “per la Sla”. Senza fare nomi mi riferisco a “vip” dello show business come Marika Fruscio o a politici come Antonio Razzi e il ministro Marianna Madia, criticata per aver pubblicato un video dove si gettava acqua addosso senza spiegarne nemmeno i motivi.

E qui veniamo al nocciolo del problema. Quanti di coloro che hanno partecipato a questa iniziativa sanno motivare il loro gesto? Sì, dicono che lo fanno per la ricerca contro la Sla. Bene, benissimo, giustissimo. Ma perché è così importante incentivare la ricerca su questa malattia? Perché è un gesto nobile, è vero. Ma oltre non vanno perché non sanno cos’è effettivamente la Sla e probabilmente non hanno mai visto una persona affetta da tale malattia o non conoscono le problematiche che ogni giorno deve affrontare.

E forse ignorano anche tutte le polemiche che negli ultimi due anni sono ruotate attorno al taglio del fondo a loro destinato, quella per la non autosufficienza. Quanti vip conoscono il significato dell’acronimo Sla (sclerosi laterale amiotrofica)? E quanti hanno spiegato che si tratta di una malattia che, colpendo le cellule nervose cerebrali e del midollo spinale, mina la capacità di movimento della muscolatura volontaria? Per carità l’iniziativa è lodevole e gli oltre trecentomila euro donati finora sono soldi strabenedetti ma duole constatare che tale beneficenza, in gran parte dei video pubblicati, viaggia nella più completa mancanza di consapevolezza del problema.


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