La Moldavia è già in fase pre-elettorale. Il 30 novembre ci saranno nuove elezioni legislative e locali, che seguono di poco la firma e la ratifica parlamentare, avvenuta a tempo di record a inizio luglio, dell’Accordo di associazione con l’Unione europea. E proprio in fase pre-elettorale si è tenuta a Cimișlia, a sud della capitale Chișinau, la festa nazionale dell’uva. Per chi andava soltanto a vedere i famosi grappoli moldavi, non doveva stupire la presenza istituzionale, ma anche elettorale, del primo ministro Iurie Leancă e del ministro dell’agricoltura, Vasile Bumacov. Sono esponenti di punta del governo che ha condotto il Paese verso l’Unione europea: con una maggioranza di coalizione e il partito comunista (un terzo circa dei suffragi) all’opposizione. Le previsioni sono oggi loro sfavorevoli, e il partito comunista – che ha votato anche lui compatto per la ratifica dell’Accordo – si annuncia come la forza unica (o quasi unica) della nuova maggioranza.
Il tentativo di intervistare il primo ministro Leancă non va a buon fine: non c’è preparazione, manca il tempo, e piove. Staccandosi dalle strette di mano e dalle degustazioni della frutta, con il gesto di sostegno di Leancă si ferma con noi il ministro dell’agricoltura, Vasile Bumacov. Sono dello stesso partito liberaldemocratico, la loro relazione è molto stretta e si capisce da come si parlano.
Scambiamo poche battute – sull’Italia anzitutto – e poi si entra nel merito.
Ministro, l’Accordo di associazione con l’Unione europea in realtà è un programma di riforme per la Moldavia…
L’Accordo di associazione è il riconoscimento della nostra presenza in Europa. Con l’Accordo viene posta attenzione alla nostra situazione e accettato il nostro percorso di integrazione nell’Unione europea. Saranno riforme concrete, e siamo contenti che queste si facciano nel contesto di avvicinamento all’Unione europea.
Riforme e Unione europea sono collegate?
Le riforme sono oggi difficili. Se non sono veramente sotto pressione, gli esseri umani non sono contenti dei cambiamenti. Per questo occorre uno sforzo collettivo dei Paesi europei e per questo la Moldavia ha bisogno dell’Europa. Da soli, noi non riusciremo a modificare i nostri sistemi istituzionali, economici e politici, a riformare la giustizia, il sistema fiscale, l’organizzazione amministrativa, la legislazione nei diversi settori. Abbiamo bisogno del contesto dell’Unione europea – anche se in termini ovviamente diversi – come avviene negli altri Paesi europei che devono affrontare le riforme, ad esempio la stessa Italia.
In Italia registriamo una resistenza formidabile alle riforme, nei partiti e nella società
Allora immagini da noi. Durante il periodo sovietico in Moldavia si passavano qui giganteschi sussidi, importi altissimi. Ora è finita, non c’è modo di tornare indietro, quei sussidi sono ormai un ricordo. La gente informata ha ben chiara la situazione ma la gente semplice non riesce a capire le ragioni del cambiamento. Oggi l’unica strada allo sviluppo si basa sul lavoro – come questo dei grappoli d’uva che esportiamo – e sul mercato. Il sistema sovietico ha fallito, e noi lo sappiamo bene.
Però vi trascinate dietro il problema, di eredità sovietica, della Transnistria, un territorio giuricamente moldavo ma di fatto indipendente.
La Transnistria non è un problema per noi quanto piuttosto un problema interno alla Transnistria stessa. Loro sono uno strumento, sono usati, e presto ne saranno consapevoli. Rischiano di rimanere indietro nello sviluppo e nella civilizzazione. Ed è un vero peccato. Noi possiamo soltanto mostrare la strada. E quando il resto della Moldavia avrà mostrato la sua capacità di sviluppo e di modernità, anche la Transnistria capirà. Lo sviluppo economico è il miglior argomento, che prevale anche sull’uso della forza. Molti in Transnistria l’hanno già capito, in particolare gli imprenditori, e presto sarà evidente per tutti.
La ricchezza e lo sviluppo non verranno solo dagli aiuti dell’Unione europea
Per noi si tratta di affrontare un cambio di mentalità. Gli aiuti sono importanti, ma è più importante come si fanno le cose. Guardi, svolgo il provvisorio mestiere di ministro dell’agricoltura di questo Paese. La cultura sovietica trascurava completamente la vita in campagna e l’agricoltura, a favore dell’industria, della dimensione urbana. E per questa ragione oggi nella nostra campagna mancano le risorse, le infrastrutture. Con l’avvicinarci all’Unione europea, abbiamo recuperato il valore del lavoro agricolo, la sua importanza nello sviluppo economico, come vede nella festa di oggi: noi esportiamo molta parte della nostra produzione che vogliamo far crescere in qualità e quantità, anno per anno. Ma non basta: l’Unione europea ci dice che l’agricoltura non funziona da sola, ma va compresa nello “sviluppo rurale”, cioè in un complesso di fattori che coinvolgono l’agricoltura, il paesaggio, l’ambiente, e poi il turismo. E’ un bel messaggio, che offre alla Moldavia altre potenzialità di sviluppo economico e sociale, e permette di salvare e promuovere i caratteri tradizionali che lei vede qui oggi. Sarà un bel cambiamento, una bella sfida della Moldavia europea.