Un libro scritto a quattro mani, due giornalisti l’8 agosto a Stintino ChiAma. Gennaro Sangiuliano, vicedirettore del Tg1 e Vittorio Feltri, firma del Giornale, hanno parlato del loro nuovo libro “Una Repubblica senza patria” nella rassegna di incontri Stintino ChiAma, in Sardegna, moderati da Marino Bartoletti.
LE PAROLE DI SANGIULIANO
“Se l’Italia è scomparsa dalla scacchiere internazionale in fondo è colpa nostra, o meglio di quegli italiani che da decenni si combattono in continue lotte intestine senza fare uno sforzo per valorizzare le immense potenzialità del paese” – ha detto il vicedirettore del Tg1 Gennaro Sangiuliano, che ha poi proseguito – “È un paese che si è costruito da un punto di vista amministrativo e statuale, ma non ha ancora il sentimento di patria, ovvero quel sentimento di coesione, di comune sentire e di identità che ritroviamo in altre grandi democrazie occidentali. È un paese che vive di divisioni, e che negli ultimi 20 anni vive di troppo politicamente corretto, di una grande ipocrisia che ammanta l’intera vita nazionale”. Sangiuliano ripercorre le vicende fondamentali del dopoguerra, dalle origini della Repubblica fino alla nostra desolante attualità, per giungere a una conclusione sconfortante: “l’Italia è una Repubblica senza patria, che è come dire uno Stato senza nazione, fatto di cittadini che si riconoscono solo nel proprio gruppo, che perseguono solo il proprio tornaconto”.
IMMAGINI DELLA SERATA
TRA PASSATO E PRESENTE
Tanti gli esempi portati da Sangiuliano durante la serata al fine di dimostrare la differenza fra Patria e Repubblica, come ad esempio il confronto fra la BreBeMi, inaugurata due settimane fa e costruita in 18 anni, rispetto alla grandezza dell’opera dell’Autostrada del Sole costruita in soli 7 anni. Sangiuliano ha approfittato quindi di questo passaggio per sottolineare l’inadeguatezza degli italiani di oggi rispetto al passato.
L’INCURSIONE DI FELTRI
Durante la serata, c’è stata anche un’incursione di Vittorio Feltri, in collegamento skype da Capalbio che non ha perso l’occasione per evidenziare che “la Repubblica d’Italia esiste solo formalmente. Il nostro è un paese diviso, c’è il nord e il sud, che sono in perenne polemica, il fascismo e l’antifascismo, il capitalismo e l’anticapitalismo, il comunismo e l’anticomunismo, noi italiani siamo sempre divisi. Anche chi sceglie un partito e lo vota, lo fa con una troppa animosità e visceralità, come se si trattasse di scegliere una religione e questa è una prerogativa tipicamente italiana. Un paese che non ha più di 150 anni di vita, ma che non ha mai trovato né pace né coesione. L’Italia potrebbe imparare ad esempio dagli Stati Uniti, un paese nuovo in tutti i sensi. Noi eravamo in teoria già italiani ai tempi dei romani e questo, unito alle antiche divisioni, ci impedisce di trovare quella serenità necessaria per voltare pagina. Una divisione che non è solo politica, ma anche culturale e di lingua. È da pochi anni infatti che esiste una lingua comune, e dobbiamo ringraziare soprattutto la televisione che ha ampiamente contribuito a uniformare il lessico”.