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Ecco Iasi-Ungheni, il gasdotto che collegherà l’Europa alla Moldavia

La nostra ambizione, nei prossimi mesi, è di evitare problemi relativi alla sicurezza dell’approvvigionamento: nell’Europa a 28, nei Balcani occidentali, in Ucraina e in Moldavia”: dichiarava il Commissario europeo per l’energia, il tedesco Günther Oettinger, il 26 agosto, a Minsk, in Bielorussia, al vertice trilaterale Russia, Ucraina e Unione europea.

A un giorno di distanza, il 27 agosto, più a sud, nella città moldava di Ungheni, il commissario Oettinger, il premier moldavo Iurie Leancă e il premier romeno Victor Ponta hanno inaugurato un link tra la rete europea e la rete moldava, proprio nella direzione ovest-est. In altri termini, se i negoziati con la Russia rallentano, o se si chiudono i rubinetti, prepariamo almeno qualche miglioramento sul nostro versante.

I LAVORI

Il gasdotto di collegamento tra la rete europea e quella moldava, tra le città di confine di Iaşi (in Romania) e Ungheni (in Moldavia)è costato 26 milioni di euro, di cui 7 finanziati dall’Unione europea e il resto sostenuto dalla Romania, anche per gli 11 chilometri in Moldavia. La portata iniziale è di 500 milioni di metri cubi e a regime si arriverà a 1,5 miliardi di metri cubi, superiore all’attuale fabbisogno moldavo, pari a 1,3 miliardi di metri cubi. L’inizio dei lavori è di un anno fa, quando si trovarono qui Ponta, Leancă e Oettinger a salutare l’inizio della posa. A gennaio la parte romena era conclusa, quella moldava ha richiesto qualche mese supplementare.

All’evento c’erano circa duemila persone, molti dei ministri del governo romeno (Affari esteri, Interni, Economia, Agricoltura, Sviluppo regionale, Salute), del governo moldavo, rappresentanti dell’Ucraina, il diplomatico finlandese Pirkka Tapiola, ora capo delegazione dell’UE in Moldavia, ambasciatori e personale delle ambasciate, autorità locali, rappresentanti dell’azienda che ha realizzato l’opera, l’austriaca Habau. Un sacco di gente, per un evento importante insomma.

FINO ALLA CAPITALE

La questione della sicurezza energetica ha rilievo urgente non solo per lo sviluppo economico ma anche per affrontare il prossimo inverno se i rubinetti da Mosca venissero chiusi. Ora, se la piccola città di frontiera di Ungheni (nella cui zona industriale vi sono anche imprese italiane) è al sicuro, la questione non è ancora risolta per l’insieme della Moldavia. L’infrastruttura nazionale è, infatti, di proprietà di Gazprom, e l’unica alternativa è continuare i lavori fino alla capitale Chişinau, da cui in qualche modo è possibile diramare il gas con interventi minori di interconnessione delle reti comunali. Nel frattempo, già una buona area vicino a Ungheni sarà messa in sicurezza rapidamente: per i link intercomunali già esistenti e per alcuni piccoli interventi già progettati o in corso.

ALTRI PROGETTI

Oettinger preferisce comunque parlare di apertura al mercato nell’offerta di energia, ricordando che i lavori si sono chiusi in tempo, e che il progetto è a favore della Moldavia e contro nessuno. Il primo ministro moldavo Iurie Leancă ha ricordato di aver già sentito parlare del progetto almeno dal 1998, e che i fatti concreti sono accaduti solo negli ultimi due anni (cioè con il suo governo di coalizione: le nuove elezioni si terranno il 30 novembre). Per Leancă anche la rete elettrica deve essere interconnessa: l’elettricità in Romania costa fino al 40% in meno che in Moldavia. Per Victor Ponta – che ha ricordato l’intenzione di proseguire i lavori fino a Chişinau – anche altri progetti mostrano la strada da percorrere, come il servizio di assistenza medica d’urgenza inaugurato a margine dell’evento, che porta in Moldavia strutture e competenze mediche sul modello del sistema romeno, anche nel quadro delle azioni dell’euroregione romeno-moldava (composta dalle regioni di frontiera) che l’ha sostenuta.


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