Massimo Borghesi è un filosofo kattolico, proprio con la kappa, e uomo davvero dabbene, un andreottiano di vasto respiro, il quale, a differenza del Divo Giulio – immortalato in tutta la sua splendida grandezza di politico verace e sottile da Sorrentino in un film non a caso screditato da altri kattolici dabbene, of course -, ha il difetto della recidiva.
Non gli basta il liscio e busso, come si dice nella mia Toscana, preso sonoramente da Socci la scorsa settimana sulle colonne di “Libero”, ci riprova a testa bassa, sempre contro Ferrara e la gang degli occidentalisti, fra i quali, minus habens, sia chiaro, il sottoscritto. La colpa è chiara per il filosofo studioso di tanta, troppa teologia politica (è probabile che popoli anche i suoi sogni notturni): poliziotti dell’occidente che difende i principi non negoziabili, ha sostenuto Bush nella sporca guerra contro Saddam, etc. etc. la solita solfa. Ha ragione Socci e confermo, avendo parlato di guerra e pace (ma non era il romanzone tolstojano) con Borghesi almeno in un’occasione: Bush è il diavolo. Alla faccia dello studioso del realismo politico di Sant’Agostino, noto avversario, dopo averlo abbracciato in gioventù, del manicheismo. Ma tant’è; così va il mondo quando i fatti vanno a spasso e a dominare sono le convinzioni ideologiche, queste sì frutto di immaginazione ostinata indirizzata a colpire il Nemico (appunto: la teologia politica di Schmitt: amico vs nemico).
Forse a Borghesi fa difetto la memoria a breve termine, mentre dilaga sul terreno di quella a lungo termine, anche se interamente romanzata: è stato Barack Obama Hussein (notare quel fantastico Hussein in calce) a lasciare l’Iraq e l’Afghanistan e ciò per ragioni ideologiche e anti-Bush, lisciando il pelo ai suoi amici banchieri che volevano ritirarsi negli uffici e non dover più occuparsi del finanziamento della guerra. Dopodiché lo stesso Obama ha finanziato i ribelli “moderati”, infine entrati al soldo di Isis e oggi li bombarda per lavarsi la coscienza e perché, altrimenti, sul piano strategico il gioco non è più a somma zero, ma si rovescia contro gli USA, che chiedono, contrariamente a quanto sostengono certi cantori pacifisti a senso unico, più presenza internazionale, che garantisce anche più stabilità ai mercati, tra l’altro e dunque all’intera economia, in ripresa.
Molti commenti all’articolo pubblicato sul sito del Sussidiario.net sono vere e proprie chicce, sfasciano dal di dentro le argomentazioni di Borghesi, il quale, tra l’altro, ha affermato un’enormità, senza neanche rendersene conto: il Papa non può offendere un miliardo di mussulmani, anche se una parte non banale di questo Islam sta falcidiando cristiani e sciiti, oggi anche altre minoranze religiose. Vale a dire: scannate pure, tanto noi siamo educati e non parliamo?
Come si può facilmente arguire, quando il sangue arriva agli occhi e la ferocia ideologica contro certi gruppi e persone tracima si arriva anche a scrivere certe castronerie e per giunta con la pretesa di stare quasi di fronte al Papa in ginocchio.
Se non fosse così magnificamente grottesco – un case-study degno della peggioreb ripresa teatrale di Ionesco – sarebbe una mezza blasfemia. Mezza, perché certi andreottiano kattolici, of course, non bestemmiano neanche per intero, preferiscono mettere la sordina alla loro stessa storia. Tradotto: non è stato forse l’anti-ferrariano Borghesi a sostenere l’infelice operazione politica di Ferrara sulla lista pro-life? Certo che sì, come ha richiamato Socci: e allora? E’ vero che Ferrara ha dimensioni di nobile Falstaff, ma addirittura segarlo in due per averne una parte, e quella alla bisogna, ebbene questo mi pare mossa azzardata perfino per un intelletto fino come quello di Borghesi.
E’ comunque sempre questione di statura. E – ripeto – lo scrivono anche i lettori del periodico della Fondazione per la Sussidiarietà: ma evidentemente non basta. E certo: a proposito di furori ideologici, anche questo è uno spendersi che arriva al cuore della vicenda.
Il cuore della vicenda, sì, appunto: i piccoli Borghesi. Che popolano curie, parrocchie, movimenti e anche quel Movimento che tanto di vitale e perfino vitalistico impresse al dinamismo della Chiesa. Parlo di don Giussani e Comunione e Liberazione, un uomo che, contrariamente alla nuova esegesi dei piccoli Borghesi, citava l’unica frase degna di nota di Lazzati, così, tutta d’un fiato: “Pour se poser, il s’oppose”: cito dal sito www.culturacattolica.it, diretto da don Gabriele Mangiarotti.
Ma, naturalmente, alla fine, diciamola tutta: “Chi sono io, per giudicare?” (qui c’è un altro copyright).