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Isis e cristiani, gli slogan non bastano

Riceviamo e volentieri pubblichiamo

La velocità del succedersi degli eventi delle ultime ore non aiuta il prodursi di una riflessione serena rispetto a quanto sta avvenendo in Iraq. Tuttavia è innegabile che sia necessario reagire quanto prima ed in maniera mirata. Innanzitutto bisogna affrontare la situazione d’emergenza e da questo punto di vista è sicuramente condivisibile la riflessione di Paolo Messa rispetto alla necessità di un intervento di “coalizione” che deve avere regole di ingaggio chiare ed un obiettivo preciso.

Ma ragionare sul breve periodo non basta, soprattutto non aiuta ad evitare il ripetersi di queste situazioni d’emergenza. Quello che avviene in queste ore era largamente prevedibile, non era forse evitabile. Sono anni che i principali centri di ricerca, tra tutti il Pew Forum, segnalano la crescita di discriminazioni e persecuzioni ai danni di diverse minoranze religiose in varie zone del mondo. La reazione rispetto a questi dati è stata spesso quella di fare spallucce, di dire che poi, effettivamente, niente di così grave stava succedendo. Il governo italiano, tramite l’azione del Ministero degli Esteri, ha provato negli ultimi anni ad interessarsi al tema della libertà religiosa nel contesto della sua politica estera ma i risultati sono stati praticamente nulli. Alcune iniziative, come quella dell’Osservatorio sulla libertà religiosa, forse sono state addirittura controproducenti.

Anche l’Unione Europea si è attivata mediante il servizio europeo relazioni esterne approvando un paio di anni fa delle linee guida sulla protezione della libertà religiosa nel contesto della politica estera dell’Unione. Tuttavia stiamo parlando di iniziative con pochissime risorse a disposizione che davanti alla difficoltà della sfida possono per ora fare ben poco.

Durante la visita ufficiale al Pontefice nell’agosto 2013 il Presidente Napolitano ci tenne a ribadire che “cardine della Costituzione italiana, come dell’ordinamento di ogni Stato di diritto, è il principio di libertà religiosa: invece ancor oggi in troppi luoghi negata e brutalmente calpestata. E consideriamo nostro dovere prenderne le difese ovunque, specie là dove siano colpite la libertà e la vita dei cristiani”. Il governo italiano menziona due volte il tema della libertà religiosa nelle 81 pagine di cui si compone il testo che elenca le priorità del governo per la Presidenza dell’Unione, in maniera ovviamente generica senza lasciar percepire che vi sia davvero l’intenzione di una azione prioritaria sul tema.

Non bastano gli slogan per fare una policy, occorre un impegno serio sia nel contesto dell’azione del Ministero degli Esteri sia a Bruxelles, mediante il servizio europeo di relazioni esterne, che sia coordinato con gli altri organismi che a livello internazionale si occupano della tutela del diritto di libertà religiosa. Forse si dovrebbe riflettere su una eventuale iniziativa nel contesto del semestre italiano di Presidenza al fine di coordinare le iniziative esistenti e decidere nuove azioni.

Pasquale Annicchino

Robert Schuman Centre for Advanced Studies- EUI



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