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Italia, Germania e Giappone, tutte le sfide (impossibili?) di 3 Paesi vecchi

Sull’asse Roma-Tokyo-Berlino sono in corso tre esperimenti politici con il futuro. Angela Merkel, Shinzo Abe e Matteo Renzi sono leader profondamente diversi, ma con un problema comune: devono governare Paesi con un tasso di natalità negativo e spesa pensionistica gigantesca. Italia, Germania e Giappone sono i Paesi più vecchi del mondo.

Renzi commette un errore quando usa l’ultimo dato sulla crescita negativa tedesca per dire che in fondo i problemi di Berlino sono gli stessi di Roma (no, non lo sono), ma il tema della ricchezza e del futuro per Italia e Germania è sempre più legato alla crescita demografica e alla regolazione dell’immigrazione. Quanto al Giappone, il suo spettro è quello di un invecchiamento senza immigrazione, una totale assenza di ricambio e generazione di forza lavoro e immaginario, in poche parole, la fine.

LE SCELTE DI MERKEL

Angela Merkel è cancelliera della Germania dal 22 novembre del 2005, guida il suo terzo governo, la sua leadership è al titanio, incarna perfettamente lo spirito tedesco contemporaneo. La corsa della crescita tedesca si è fermata nell’ultimo trimestre: – 0,2 per cento. La produzione dell’Eurozona dipende in buona parte dalla velocità di crociera del transatlantico di Berlino, se rallenta, sono problemi seri per tutti. Merkel ha dispiegato una politica per costruire una Germania forte, la sua leva è l’euro, il centro di monitoraggio e controllo è la Banca centrale europea, il motore è la formidabile organizzazione dell’industria tedesca.

LE SFIDE DI ABE

Shinzo Abe è il condottiero di un Giappone che vuol farsi nuovo, il creatore di un esperimento economico-sociale,  l’Abenomics, la grande scommessa di una politica ultra-espansiva per far uscire il Giappone da vent’anni di stagnazione economica. Abe è primo ministro dal 22 dicembre del 2012 e la sua strategia delle “tre frecce” deve ancora essere completata. Il Giappone ha bisogno di riforme e di espandere la partecipazione femminile del lavoro, quella che Abe definisceWomenomics. I dati sulla crescita dell’ultimo trimestre sono negativi: – 1,7 per cento sul trimestre precedente, dato atteso dopo l’aumento delle tasse, ma pur sempre una spia rossa che lampeggia sul cruscotto di Abe. Ma senza dubbi Japan is back, il Giappone è tornato protagonista della scena mondiale e il suo neo-nazionalismo agita le acque del Pacifico e i pensieri dell’impero della Cina.

LE AMBIZIONI DI RENZI

Matteo Renzi è il rottamatore della “ditta” post-comunista italiana, un fenomeno politico a decollo verticale. E’ presidente del Consiglio dal 22 febbraio 2014, ha fatto molte promesse, alzato l’asticella delle aspettative sull’Italia in maniera impressionante. Ha talento politico, si è dimostrato un cacciatore di voti eccezionale e il suo capolavoro strategico è il Patto del Nazareno sottoscritto con Silvio Berlusconi. Le sue riforme, per ora, sono sulla carta. Quella del Senato – necessaria – è alla prima lettura, quelle economiche sono tutte da definire. Il time management di Renzi finora è stato quello di un capo di governo inseguito dai problemi, si affastellano sulla sua scrivania e non riesce a uscire dal quadro dell’emergenza. Se c’è un disegno strategico, ancora non si vede.

CONCLUSIONE

L’esperimento di Angela Merkel è maturo, di lungo periodo, ha lanciato la Germania in un periodo di prosperità mai visto, evitato il drammatico breakup dell’Eurozona, mostra segni di indebolimento ma la sua stabilità non è in discussione. Merkel è già una figura destinata a passare alla storia. Shinzo Abe si sta avvicinando rapidamente al momento della verità, è in prossimità del “tagliando” di medio periodo, la sua politica finora ha stimolato la crescita, la Banca del Giappone è il suo bazooka, dovrà continuare a mettere liquidità nel sistema ma presto vedremo se l’Abenomics riesce a stare in piedi senza estrogeni finanziari. Matteo ha preparato il suo lancio perfettamente, è decollato lasciando tutti gli altri fermi sulla rampa, è in volo, ma la rotta e il punto di atterraggio sono sconosciuti. Non ha le munizioni di una banca centrale (e si è messo di traverso rispetto al presidente della BCE, l’italiano Mario Draghi) è presidente di turno dell’Unione Europea nel momento in cui la crescita dell’Eurozona si sta indebolendo e – se vuole sfruttare un’occasione che non si ripeterà – dovrà ingaggiare un serio confronto con Angela Merkel e Jens Weidmann, il presidente della Bundesbank, custode del rigorismo nordico. Anche se il tasso di consumo della politica e dei suoi leader è sempre più accelerato, il tempo di Renzi è ancora quello del fenomeno nascente.

Leggi l’articolo completo con alcuni significativi grafici sul blog di Mario Sechi



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