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Lui, lei e il gioco di custodirsi nelle pupille

Avevano costruito, loro, una trama di parole e di pensieri. Lui più di testa, lei più di cuore e viscere. Era stato tutto un mischiare fiati e frutti di pensiero e di quel precipitato di vita che innesta, in una vita, tante vite e che fa della vita una vita degna di essere vissuta. Era stato tutto un rincorrersi e uno sfuggirsi, il loro. Era stato un continuo bordeggiare tra le onde della passione, ora mura alla voglia, ora mura al desiderio. Che meraviglia risalire il vento, anche se sempre apparente, per via di quella diagonale risultante che la testa forma col cuore.
Dopo essersi studiati in un’epistolare schermaglia, si videro. Fu il tempo di strambare. Lei era bellissima. Il suo scafo sembrava generato da quelle stesse onde in cui nuotava. Gli occhi di lei luccicavano come il mare quando alla sera diventa del colore del vino. Lui non riusciva a non guardarla. Perse la rotta e perse la via. Se la mise dentro alle pupille. Ogni battito di ciglia figliava un fotogramma di lei. E lei, che aveva la malia di chi ha vegliato di notte sotto tutti i cieli del mondo contando tutte le stelle, anche lei se l’era guardato senza che lui la vedesse. Quella sera seppero appendere i loro sguardi a un filo. E fu un esercizio di raffinata sartoria quello di mantenerne la corretta tensione tutta la sera. Quando però, sulla terrazza, la luna li illuminò entrambi, e lui si vide catturato dentro alla pupilla di lei non seppe trattenersi. Recise il filo e la baciò.



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