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Lettera ultra centrista a Giuliano Ferrara

Caro direttore

La cosiddetta area centrale, da “ Il Foglio” oggi ironicamente definita “centro cocchiero”, non è composta solo dagli amici sovra rappresentati nell’attuale Parlamento, ma da moltissimi di coloro ( quasi il 50%) che alle ultime elezioni europee non sono andati a votare o hanno votato contro gli avventurismi sbracati.

Faccio parte anch’io di un’ampia schiera di “democristiani non pentiti” che non si ritrovano nel tripolarismo uscito dalle ultime elezioni politiche ed europee.

Non crediamo al renzismo rampante, espressione di un trasformismo politico della sinistra che non potrà durare, né al berlusconismo sul viale del tramonto, dopo aver fallito la sua promessa di “rivoluzione liberale” e osserviamo con sospetto e una certa inquietudine alle capriole verbali, non sempre senza senso, del M5S.

Siamo convinti che il patto del Nazareno sia un patto sciagurato che, se attuato nella versione originale del combinato disposto riforma del Senato-Italicum (risolva il piccolo gioco allegato) porterebbe il sistema istituzionale italiano in una situazione peggiore di quella prevista dalla famigerata legge Acerbo.

Sentenze della Corte costituzionale prima e della Cassazione poi, ci assicurano che l’attuale parlamento di nominati illegittimi, non avrebbe nemmeno la competenza e la legittimità per legiferare modifiche così sostanziali della Carta; compito semmai di un nuovo parlamento eletto con regole costituzionalmente corrette e di un’assemblea costituente.

Concordo con Lei che sia tempo di un sano realismo e di una seria valutazione delle forze reali in campo e, stia certo (vale almeno per noi che non abbiamo la fregola della sedia): noi non vogliamo ridurci al ruolo di mosche cocchiere, tanto meno di un giovan signore tanto abile nella loquela quanto visibilmente inadatto al ruolo ricoperto per grazia di elezioni primarie di un partito in confusione politica e culturale e di un Capo dello Stato che ha saputo partorire, in sequela, il terzo presidente del consiglio non eletto dal popolo.

Abbiamo un’unica certezza: di fronte ai grandi problemi posti dal turbo o finanz capitalismo l’unica risposta organica è ancora una volta giunta, nel deserto delle culture politiche, dalla dottrina sociale della Chiesa.

Ecco perché da qualche tempo ci stiamo battendo per concorrere a organizzare la nuova Camaldoli dei cattolici e laici italiani interessati a tradurre nella “città dell’uomo” quegli orientamenti cristiano sociali e a costruire un nuovo soggetto politico laico, popolare, democratico, riformista, europeista, trans nazionale, ispirato ai valori dell’umanesimo cristiano che si collega alla migliore tradizione dei popolari europei: De Gasperi, Adenauer e Schuman.

Può darsi che sia una prospettiva che non vedranno realizzata quelli della mia generazione, anche se compete a noi consegnare il testimone ai più giovani; siamo certi però che non sarà dal patto del Nazareno che potranno derivare le risposte di cui l’Italia oggi ha bisogno.

Ettore Bonalberti
7 agosto 2014

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