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Perché Mogherini è più vicina alla guida della Pesc

Il ministro degli esteri italiano, Federica Mogherini, è prossima alla nomina per la guida della politica estera e di sicurezza dell’Unione Europea. Ne è sicuro Matteo Renzi ed alcuni segnali provenienti da Bruxelles rafforzerebbero questa interpretazione.

Il puzzle del nuovo governo europeo guidato dal popolare Junker sarà risolto solo il 30 di agosto e la settimana cruciale è quella del 25. Tuttavia, i giochi per la Commissione non si sono mai fermati. Le novità più recenti riguardano l’ipotesi – rilanciata oggi dal quotidiano “Il Messaggero” – di affidare la presidenza del Consiglio europeo ad un rappresentante di quell’Est europeo riottoso alla nomina della Mogherini.

L’ex premier estone sarebbe quindi in pole position per quell’incarico prestigioso che era stato inizialmente offerto all’Italia, per Enrico Letta. Questa indiscrezione non è mai stata smentita e l’editorialista del Sole 24 Ore, Carlo Bastasin, l’ha citata nel suo commento di ferragosto. Non l’avesse mai fatto: sui social network si è subito scatenato il putiferio. A sintetizzarlo un post su Facebook niente poco di meno che del direttore del tg di La7. Ecco cosa ha scritto Enrico Mentana:

“Una volta per tutte sarebbe il caso di fare chiarezza: è vero o no che l’Europa ci offre su un piatto d’argento il posto di presidente del Consiglio Europeo per Enrico Letta (come scrive ancor oggi senza neppure il freno del condizionale Bastasin sul Sole 24 ore) e noi lo rifiutiamo perché vogliamo la Mogherini Alto Rappresentante agli esteri? Può anche essere una scelta giusta (Mr. Pesc sta nella Commissione come vice presidente, mentre se prendessimo il posto di Van Rompuy ne staremmo formalmente fuori), ma sarebbe il caso di parlarne più apertamente: è una decisione dell’Italia, riguarda tutti”.

Su Twitter, Bastasin ha rilanciato così: “Enrico Letta (pres Consiglio Ue) non esclude Federica Mogherini (Pesc). Sapendo negoziare si possono ottenere entrambi”, aggiungendo in una risposta ai dubbi espressi dal giornalista del Sole Daniele Bellasio: “Adesso è ancora più difficile. Ma l’offerta per Cons UE c’era e non impatta in alcun modo il diritto al posto in Commissione”.

La polemica ferragostana rimarrà per quella che è: la fiammata per un dibattito già superato dai fatti. Matteo Renzi ha scelto di puntare la poltrona formalmente più importante della Commissione europea dopo quella del presidente. La sua candidata, come ha messo nero su bianco, è il suo ministro degli Esteri. L’ipotesi di Enrico Letta a Bruxelles è stata vista da Palazzo Chigi come una provocazione nei suoi confronti e non gli hai mai dato dignità politica. Fine della storia.

E forse, come dicevamo, il premier italiano può archiviare felicemente anche questa pratica. Con un estone al Consiglio europeo, l’economia a un tedesco, lo sviluppo a un francese, la poltrona della Pesc risulterebbe “naturalmente” pronta per la Mogherini.

In questo scorcio di estate, l’attività diplomatica del governo italiano è stata tutta volta a rassicurare gli alleati americani ed i partner europei circa la propria affidabilità a livello internazionale, e in particolare nel rapporto molto stretto (troppo, secondo i critici) con Putin.

Lo scambio di interviste su La Stampa fra la stessa Mogherini ed il segretario di Stato americano John Kerry e la stessa conversazione del manager Eni a Formiche.net hanno avuto l’obiettivo (centrato, sembrerebbe) di rassicurare il fronte atlantico che aveva opposto la candidatura del polacco Sikorsky.

L’adesione alle sanzioni contro la Russia, la dura dichiarazione europea rivolta a Putin e pronunciata proprio dal ministro degli esteri italiano, la decisione di inviare le armi ai curdi, seppure dopo il pronunciamento della UE: sono tutti elementi che nell’opinione di Renzi confermano la solidità della posizione italiana.

Per parte sua, il principale player di Bruxelles, la Germania, vede con grande favore la candidatura della Mogherini e proprio in virtù della sua vicinanza alle posizioni tedesche (anche e soprattutto nella relazione con Mosca). La Francia idem anche se per ragioni più legate alla sintonia politica fra i due governi ed il ruolo accresciuto di Roma nel Partito socialista europeo.

A questo si aggiunge il dato delle ‘quote rosa’, fondamentale per l’immagine della nuova Commissione e del suo presidente Junker, ed il gioco è fatto. Federica Mogherini sarà la nuova Lady Pesc e Renzi potrà cantare vittoria a Bruxelles e riaprire i giochi nel suo governo. Rien ne va plus?


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