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Municipi italiani “family friendly”: Castelnuovo

Prosegue l’esposizione di alcuni esempi di amministrazioni comunali “virtuose”, che hanno cioè sviluppato normative e prassi in favore della famiglia fondata sul matrimonio e della coesione sociale. Dopo Verona [cfr. Famiglia in crisi? La salverà il Comune (di Verona)], ci spostiamo in un piccolo Comune della Regione Trentino-Alto Adige, cioè Castelnuovo di Trento, da non confondersi con Castelnuovo del Garda, al quale dedicheremo la prossima puntata della nostra mini-inchiesta sui municipi italiani “family friendly”.

Trentino, territorio amico della famiglia. Uno degli esperimenti più interessanti di politiche familiari a 360 gradi (nel rispetto, ovviamente delle competenze attribuite) è quello negli ultimi anni realizzato dalla Provincia Autonoma di Trento, a partire con l’approvazione di una legge sul benessere familiare (Legge provinciale 2 marzo 2011, n. 1), che ha come titolo “Sistema integrato delle politiche strutturali per la promozione del benessere familiare e della natalità”. Il tentativo promosso è quello di creare un territorio amico della  famiglia (cfr. Maria Orlandini, La territorializzazione delle politiche per la famiglia. Un caso di studio: il Trentino, Working Paper dell’Osservatorio Nazionale della famiglia, Bologna dicembre 2011) con, fra l’altro, l’istituzione del Distretto Famiglia della Val Rendena (è una valle racchiusa fra l’Adamello e il Gruppo del Brenta), con azioni e programmi sociali family-friendly elaborati dai vari attori del territorio (aziende, terzo settore, enti locali), e tutta una serie di iniziative a sostegno del diritto delle famiglie allo svolgimento delle loro funzioni sociali ed educative.

Lo “Start up” familiare. Quello che in Trentino hanno capito è che obiettivi come  «agevolare la formazione di nuove famiglie», «promuovere il diritto alla vita in tutte le sue fasi» e  «sostenere la natalità offrendo alle famiglie e in particolare ai genitori sostegni economici, servizi e un contesto socioculturale idoneo per consentire loro di non ridimensionare il proprio progetto di vita familiare» (sono tutti obiettivi menzionati nella menzionata legge provinciale n. 1/2011), sono direttamente finalizzati anche alla ripresa economica oltre che al benessere familiare. Infatti da chi se non dai giovani e dalle nuove famiglie può alimentarsi lo spirito d’impresa, d’innovazione e quella fecondità che, oltre che di figli, è anche di “opere”, come ad esempio nuove imprese ed esercizi commerciali e produttivi?

Il Sistema integrato delle politiche familiari, per questo, è anche volto a favorire, nell’accesso e nella fruizione dei  servizi di conciliazione tra i tempi familiari e i tempi  di lavoro, «le famiglie nelle quali ciascun genitore lavora o è impegnato nella ricerca attiva di un lavoro», «valorizzare e sostenere l’associazionismo familiare, indirizzato anche a dare impulso a esperienze di auto-organizzazione» e «promuovere le iniziative d’informazione e formazione rivolte alle famiglie e ai genitori per un approfondimento delle loro funzioni e responsabilità educative». In una parola, l’obietto delle amministrazioni locali dovrebbe essere quello di realizzare un territorio socialmente responsabile, capace di rafforzare la coesione territoriale e di generare capitale sociale e relazionale per i cittadini e per le famiglie.

Interventi in favore delle famiglie numerose. Ma il “fiore all’occhiello” del “Sistema integrato” sono gli Interventi in favore delle famiglie numerose, da intendersi quelle con almeno tre figli, «considerando a carico anche il concepito», che sono previsti dall’art. 6 della legge provinciale istitutiva. Per tutto quanto finora detto, l’organismo che a livello provinciale è diretto a coordinare tutti gli interventi familiari, non solo è denominato Agenzia provinciale per la famiglia ma, anche «la natalità e le politiche giovanili».

Il “marchio” “Family in Trentino”. Con Determinazione dirigenziale del 18 dicembre 2013, l’Agenzia provinciale per la famiglia ha assegnato all’amministrazione di Castelnuovo di Trento il marchio “Family in Trentino”, per l’attività svolta dal Comune a sostegno delle politiche familiari. Con tale “brand”, istituito dalla Giunta trentina nel febbraio 2006, la Provincia ha inteso realizzare una serie di iniziative volte a valorizzare le famiglie, consentendo di identificare con immediatezza l’operatore, pubblico o privato, che eroghi servizi familiari secondo uno standard predefinito di qualità. “Family in Trentino” è un marchio di attenzione, registrato presso l’Ufficio Brevetti e Marchi del Ministero dello Sviluppo economico il 21 settembre 2005, ed è di proprietà della Provincia Autonoma di Trento.

IL Piano  2014 delle politiche familiari di Castelnuovo.  Per meritarsi il “brand” familiare, alla fine dello scorso anno il comune di Castelnuovo di Trento ha approvato un  “Piano degli interventi in materia di politiche familiari dell’anno 2014” con i fiocchi.

Con deliberazione del 2012, la Giunta comunale di Castelnuovo aveva già condiviso gli obiettivi dell’Accordo di area per favorire lo sviluppo del “Distretto famiglia” nella Valsugana e Tesino, aderendo al distretto stesso. Nel novembre 2012, poi, aveva quindi approvato un “Piano degli interventi in materia di politiche familiari anno 2012/2013”, come previsto dal primo requisito obbligatorio del “disciplinare” per l’ottenimento del marchio “Family in Trentino” per la categoria “comuni”.

D’allora in avanti il Comune ha consolidato la centralità delle proprie politiche familiari ed ha riconosciuto alla famiglia una propria soggettività nei diversi settori sociali di intervento.

Per esempio Castelnuovo supporta iniziative di associazioni di auto e mutuo aiuto sociale e “banca del tempo” e, ogni anno, aderisce al “Piano Giovani” di Zona della Valsugana e Tesino, dando un contributo diretto ad iniziative volte a prevenire il disagio dei minori come “Pomeriggio insieme”, progetto finanziato dal Comune che consente, fuori dell’orario scolastico, ai minori iscritti strumenti di supporto per il raggiungimento degli obiettivi didattici e realizzare una «crescita armoniosa». Ai bambini e ragazzi di Castelnuovo è data inoltre la possibilità di frequentare attività estive settimanali realizzate nei Comuni vicini come “estate Sport” ed escursioni a Malga Roatto.

Per contribuire alla conciliazione degli orari familiari e lavorativi, tutti gli uffici comunali sono aperti obbligatoriamente, oltre che la mattina, anche il pomeriggio per 3 ore due volte a settimana.

GLI ASILI E LE INIZIATIVE PER I GIOVANI DI CASTELNUOVO
Non essendo presente sul territorio comunale un asilo nido, l’amministrazione di Castelnuovo ha stipulato una convenzione con i comuni limitrofi per garantire alle famiglie un servizio di qualità. Inoltre, per valorizzare le capacità di auto-organizzazione familiare, il Comune sostiene anche “la Bottega di Geppetto”, un asilo nido privato che accoglie una ventina di bambini. A Castelnuovo, inoltre, su input dell’Amministrazione è attivo uno “Spazio giovani”, costituito con finalità di aggregazione per prevenire il disagio sociale e consentire lo svago e la vita comunitaria. Anche questi sono piccoli-grandi strumenti che, proporzionati alle possibilità di un Comune di poco più di mille abitanti, può scongiurare il pericolo di quei giovani “bene raro”, dei quali ha parlato Gian Carlo Blangiardo, ordinario di scienze statistiche all’Università di Milano-Bicocca, alla 47° Settimana Sociale dei cattolici italiani. Entro il 2031, infatti, come ha sostenuto lo scorso anno il grande statistico nella sua “lectio magistralis” di Torino, il numero di coppie senza figli aumenterà, se non si invertiranno gli attuali standard di decrescita, fino a 6,4 milioni e, quindi, «la più grande sfida della popolazione italiana nei prossimi decenni sarà l’accentuarsi dell’invecchiamento demografico» (cit. in I giovani, un bene raro. La relazione a Torino del prof. Gian Carlo Blangiardo, in Agenzia Zenit, 14 settembre 2013).

Siccome un tale esito non è affatto neutrale sul piano della spesa pubblica e del futuro sociale e pensionistico degli Italiani, ci chiediamo se, oltre che alla “salvezza” che ci può arrivare dai comuni “family friendly”, non sia il caso di rimettere seriamente mano all’agenda politica nazionale ed europea. Quindi, altro che gender!

 


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