Avere il Quoziente digitale di un bambino di sei anni è meglio che averlo pari a un adulto di 45, parola di Ofcom, l’autorità britannica che vigila sul mercato delle Comunicazioni e che ha realizzato un sondaggio nel Regno Unito tra bambini e adulti per misurare quanto i cittadini britannici conoscano e siano abituati a usare le tecnologie più avanzate. E non parliamo di smartphone, ma di 4G, Google Glass, app per i tablet, Snapchat, upload di video su Internet. Neanche a dirlo, i bambini di 6-7 anni hanno un Dq (Digital quotient) più alto (98 punti) dei 45-49enni (96 punti). I più tecnologizzati sono i teenager (113 punti), già a vent’anni si torna “indietro” (108 punti a 24 anni).
Questo accade perché chi è nato dopo il 2000 è cresciuto con i video di YouTube, la musica di Spotify e gli show televisivi guardati su Internet (per esempio con Bbc iPlayer), è abituato a smartphone, tablet, app e chat e non ha idea di che cosa sia l’Internet dial-up. Al contrario, metà degli adulti non conosce Snapchat o i Google Glass. I ragazzi di oggi però non parlano più al telefono: la telefonata rappresenta solo il 3% del tempo passato comunicando con un device (per gli adulti è il 20%); solo il 2% del tempo dei bambini è passato mandando email, mentre è il 33% per gli adulti, e la tv tradizionale viene abbandonata a favore di quella on-demand o catch-up. Radio e carta stampata non hanno più un ruolo. Per i giovanissimi “comunicare” vuol dire spedire sms, condividere foto e video, chattare sui social network e mandare messaggi su WhatsApp.
Una trasformazione radicale del ruolo di comunicare che le aziende hitech di oggi colgono: nei giorni scorsi Facebook ha reso WhatsApp, il servizio di chat che ha acquistato lo scorso febbraio, compatibile con il sistema operativo Android Wear, pensato per gli orologi smart e altri dispositivi indossabili. La app, disponibile in versione beta, consente di leggere i messaggi ricevuti sul polso e di rispondere tramite il riconoscimento vocale, dettando il testo. Nei giorni precedenti Facebook aveva rilasciato una versione beta per smartwatch della sua app di messaggistica, Messenger.
Ma non esistono solo gli orologi hitech con sistema Android. In autunno è previsto l’arrivo sul mercato dell’iWatch di Apple, che potrebbe dare una spinta significativa all’intero mercato dei “wearables”. Orologi, bracciali e occhiali intelligenti potrebbero entrare nella vita di tutti, in casa e anche negli uffici. Gli analisti parlano di Wyod, Wear your own device, un trend ancora più avanzato del già presente Byod (Bring your own device): che cosa comporterà in termini di sicurezza per i sistemi aziendali?
Con i “wearables” i confini delle aziende diventeranno ancora più sfumati, perché ulteriori dispositivi mobili e applicazioni andranno ad affiancarsi a smartphone e tablet, interagendo con gli ambienti fisici, con i dati e con le reti aziendali. Secondo Idc, nel 2014 il mercato dei dispositivi indossabili arriverà a contare 19,2 milioni di oggetti venduti e dal 2016 assisteremo a un’adozione di massa. Gli oggetti smart, dotati di sensori, fotocamere e applicazioni per il cloud, possono facilmente catturare dati interni alle aziende e trasferirli altrove: per Ipswitch è già il momento per le imprese di pensare a una strategia per gestire il Wyod e proteggersi da eventuali rischi.