Finirà come sempre, come è accaduto con le province o con i consorzi di bonifica. Finirà come tutto in Italia: via le partecipate, viva le partecipate!
Da decenni – grazie anche ai reiterati ammonimenti delle Istituzioni contabili – si punta il dito contro quel sottobosco di enti, società, aziende, consorzi che macinano soldi pubblici con gestioni a dir poco “allegre” e troppo spesso senza una vera utilità pubblica. Un sottogoverno che, come le amebe, più si tenta di amputare, regimentare, contenere, più si perpetua, espandendosi, uguale a se stesso.
La scusa è da sempre la stessa: il principio di sussidiarietà, di gestione diretta, periferica e quindi più responsabile della cosa pubblica. La realtà recita tutt’altra storia: inefficienze, inadeguatezze conclamate, debiti strabordanti e clientele diffuse. E nessuno paga. Anzi!
In questo settore la rottamazione sembra proprio non voler (o poter) attecchire. Troppi sono gli aspetti che si sono lasciati incancrenire con la consapevolezza di renderli – con il passare degli anni – ingestibili.
Ecco la questione. Per chiudere, come si pretende tanto a dritta come a mancina (entrambe responsabili della situazione data), migliaia di aziende con bilanci in rosso, occorre avere bene in mente come gestire (quando lo si può) il rapporto con i soci privati, dove ricollocare il personale (l’Italia non è certo in condizione socio-economiche da permettersi centinaia di miglia di nuovi disoccupati) e chi debba accollarsi i debiti (in considerazione del fatto che spesso proprio i Municipi -azionisti di riferimento- sono prossimi alla bancarotta).
Tutti aspetti ben attenzionati e “scientemente” portati sull’orlo dell’ingovernabilità a garanzia della perpetrazione dello status quo.
Come si conviene, niente è stato lasciato al caso. E tutto sembra essere stato “pensato” e, soprattutto, “gestito” per intralciare ogni possibile reale bonifica.
Intervenire è divenuto un imperativo morale. Rimane solo da augurarsi -e l’esperienza dovrebbe mettere tutti in guardia- che l’eventuale-improbabile toppa non si riveli peggiore del buco.