Giornata all’insegna degli appuntamenti internazionali per il ministro della Difesa, Roberta Pinotti, che dopo la visita al contingente italiano in Afghanistan ha raggiunto Nuova Delhi, dove ha incontrato i marò detenuti in India.
IL FRONTE AFGANO
In visita a Herat, la titolare di Via XX Settembre ha espresso “profonda gratitudine” da parte del governo, del parlamento e del popolo italiano, ai militari di tutte le specialità delle Forze armate italiane presenti nel contingente afghano “per lo straordinario impegno, professionale ed umano profuso in Afghanistan”. L’incontro è iniziato con la resa degli onori militari e la deposizione di un corona al monumento in onore dei 53 soldati italiani caduti nel corso della missione Isaf, missione che “nel tempo si è evoluta ma è sempre stata caratterizzata da storie di persone capaci di consolidare sentimenti di profonda vicinanza e fratellanza tra il popolo afghano e il popolo italiano” – ha affermato il ministro. Rivolgendosi direttamente ai soldati di Herat ha aggiunto: “L’Italia è orgogliosa di voi. Siete la miglior carta d’identità nel nostro Paese all’estero”.
IL FUTURO DI KABUL
La Pinotti aveva già incontrato il governatore della provincia di Herat e i vertici delle forze armate afghane della regione i quali hanno espresso – si legge in una nota – “profonda gratitudine nei confronti del governo italiano per l’attività di formazione e di addestramento svolta nei confronti delle forze di sicurezza afghane e per l’importante opera di ricostruzione e sviluppo realizzata in questi anni”. Si è svolto di seguito un colloquio con il procuratore capo della provincia di Herat, Maria Bashir, la prima donna a ricoprire questo incarico in Afghanistan e da sempre attiva nella battaglia all’illegalità e per la difesa dei diritti delle donne.
Riguardo a una “possibile, futura presenza militare italiana al termine della missione Isaf, con la formazione del nuovo esecutivo – secondo quanto riportato in una nota del comando del contingente – sarà possibile affrontare le questioni ancora aperte, quali le firme dell’accordo bilaterale con gli Stati Uniti e del Status of Force Agreement (SOFA) con la Nato, indispensabili cornici giuridiche per la permanenza delle nostre forze dopo il 2014, seppur largamente ridotte nei numeri e con compiti solamente addestrativi e di formazione”.
IL FRONTE INDIANO
Sempre oggi, al termine della sua visita in Afghanistan, il ministro della Difesa è poi atterrata all’aeroporto internazionale di New Delhi, per recarsi alla sede dell’ambasciata d’Italia in India. È qui infatti che risiedono Massimiliano Latorre e Salvatore Girone, i marò italiani trattenuti nel Paese da più di due anni con l’accusa di avere ucciso due pescatori del Kerala durante un’attività antipirateria a bordo del mercantile Enrica Lexie. L’Ansa riporta che fonti diplomatiche italiane hanno dichiarato all’agenzia che la visita “ha un carattere privato ed è motivata dalla volontà di manifestare la vicinanza del governo italiano ai due militari”.
A SOSTEGNO DEI FUCILIERI
La visita del titolare della Difesa giunge a ridosso della decisione della Corte suprema indiana che ha autorizzato ieri il rinnovo per altri due anni delle garanzie bancarie legate alla libertà provvisoria dietro cauzione dei due fucilieri di Marina. “Un altro paradossale tocco a uno scenario surreale” – afferma l’ex ministro degli Esteri Giulio Terzi – “umiliante per l’Italia e le sue Forze Armate. La decisione indiana convalida anzitutto lo stato di fermo, del tutto illegale per il diritto internazionale dei nostri due fucilieri”.
Per rispondere alle polemiche contro il comportamento molle del governo italiano in questa vicenda, il ministro Pinotti ha dichiarato di recente a Radio 24: “Dobbiamo trovare un’intesa con l’India altrimenti andremo all’arbitrato internazionale”.