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Putin leader di riferimento per il centrodestra. La bizzarra idea di Salvini

Le battute del simpatico parlamentare del Movimento 5 Stelle, Alessandro Di Battista, sono insuperabili ma la stagione estiva de “La sai l’ultima?” non finisce qui. Oggi ne arriva un’altra, per fortuna non vergognosa come l’apertura ai terroristi dell’Isis ma ugualmente divertente.

L’autore è il neo segretario della Lega Nord, Matteo Salvini. Il mezzo è il quotidiano Libero diretto da Maurizio Belpietro ed impegnato in un dibattito sul futuro del centrodestra nel quale sono intervenuti Corrado Passera e Pier Ferdinando Casini (quest’ultimo con una intervista per niente banale la cui lettura è suggerita).

Il tema è come rimettere insieme i cocci del fu centrodestra italiano. Ognuno dice la sua apportando il proprio mattoncino, più o meno importante. Giusto quindi interpellare il capo del Carroccio che del centrodestra berlusconiano è stato un importante pilastro. Lo stesso Salvini peraltro ha ottenuto alle recenti elezioni europee risultati brillanti e in qualche modo ha saputo trovare il suo spazio nel complicato e confuso panorama politico italiano.

Peccato che Salvini faccia quello che uno scivolone. Nell’intervista a Libero di oggi afferma infatti che il centrodestra dovrebbe essere rilanciato a partire dal dialogo con Putin. Già, proprio così. Nei giorni scorsi, il segretario della Lega era già sceso in campo per difendere Mosca dalle sanzioni varate dall’Europa e quindi anche dall’Italia.

Un piccolo brivido, e qualche sorriso, viene invece a leggere che proprio il rapporto con Putin avrebbe valore fondante e quindi strategico per un’alleanza politica. Il campo alternativo alla sinistra può avere mille caratteristiche ed è giusto dibatterne. Formiche.net ha promosso e lanciato un confronto sulla cosiddetta Leopolda Blu ma forse qualche paletto è il caso di metterlo. Uno è senz’altro la relazione non occasionale con gli Stati Uniti d’America.

La scelta dell’Alleanza Atlantica è sì quella il fondamento dell’identità italiana e certamente del centrodestra. Questo non vuol dire essere servi degli americani o rinunciare ad una propria politica estera. Anzi. Proprio la chiarezza della propria identità consente di avere maggiore libertà in scelte che comunque devono ricondurre ad una visione coerente della geografia politica ed economica.

Il centrodestra che verrà può nascere sia sull’adesione a singole proposte che nella loro bocciatura. Ecco, sarebbe bello se esponenti – giovani o “vecchi”, tradizionali o nuovi – del centrodestra intervenissero per dire che “ripartire da Putin proprio no!”.


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