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Se i gufi dettano la riforma della scuola

Caro Presidente del Consiglio, lei è il destinatario naturale di questa missiva non solo per il ruolo istituzionale che ricopre, ma principalmente per l’attitudine da lei dimostrata in questi anni a scavalcare ostacoli, gufi e rosiconi di questi e di altri tempi.

“La scuola deve essere riformata”. Questo è quanto ascoltiamo ad ogni cambio di governo e questo è quando si cerca di fare, in media, ogni legislatura.

E ad ogni legislatura vengono insediate, in pianta stabile, commissioni ministeriali fatte sempre dai soliti “professoroni”, rettori da tempi immemori e sindacalisti. Con il risultato di tanto trambusto per nulla: si scelgono i guardiani del conservatorismo per arrivare a soluzioni apparentemente autorevoli, ma immobili e superate dai tempi.

Se abbiamo una scuola che perde posizioni nelle classifiche internazionali, che non conosce altre lingue al di fuori dell’italiano, che distingue la retribuzione dei docenti solo a seconda dell’anzianità di servizio,  che non valuta e che non conosce altro metodo d’insegnamento fuori da quello frontale in classe, è proprio perché in questi anni è stato dato un potere d’influenza eccessivo alle famose quanto fumose élite accademiche.

Di fronte a questa situazione la soluzione l’abbiamo in casa. A partire dal ministro e dai sottosegretari all’Istruzione tra i più giovani e innovativi di tutta la storia repubblicana, pronti (almeno dalle dichiarazioni) a confrontarsi con tutte le alternative possibili, incluse quelle meno ortodosse.

Se poi guardiamo al processo di formazione delle leggi oltreoceano, scopriremmo che i primi a lavorarci sopra sono quasi sempre gli studenti, ovvero i soggetti colpiti in prima battuta dalle riforme e che più di ogni altri saranno condizionati per la vita a venire, dalle scelte normative che si prendono. Ed anche qui, la via d’uscita l’abbiamo sempre in casa, attingendo alla mole di esperienzialità rappresentata da organismi istituiti da legge: il Forum delle Associazioni Studentesche, il Consiglio Nazionale degli Studenti Universitari, il Forum Nazionale dei Giovani e tutte quelle realtà in continuo fermento del volontariato, dell’associazionismo, dello scautismo.

Solo in questo modo sarà possibile cambiare rotta, anche alla scuola, dando un tangibile segnale di credere nella generazione di italiani che vuole crescere in questo paese invece di espatriare.

Virgilio Falco

Portavoce nazionale StudiCentro

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