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Tutte le follie di Mare Nostrum

Grazie all’autorizzazione del gruppo Class Editori, pubblichiamo il commento di Domenico Cacopardo uscito sul quotidiano Italia Oggi diretto da Pierluigi Magnaschi

La retorica che ha circondato l’operazione Mare Nostrum si sta scontrando con la ragionata ostilità dell’Unione europea. Gli elementi critici sono evidenti e li abbiamo già denunciati: la semplice presenza delle navi italiane ha incentivato (sino ad arrivare, sino a ora, nel 2014 a circa 100 mila arrivi) gli imbarchi sulle coste libiche (gli scafisti, ora, viaggiano con mezzo serbatoio, quanto basta per andare nella zona pattugliata, mollare i disperati e rientrare in porto per un altro viaggio).

L’ACCOGLIENZA

Quando alla gente che sbarca in Italia, ci sono quelli che sfuggono a guerre e persecuzioni; quelli che fuggono da condizioni di vita misere e subumane; quelli che vengono per svolgere la missione di infiltrarsi in Europa in attesa del momento buono per scatenare l’inferno. Sono accolti da una vasta varietà di persone che operano sotto l’impermeabile (qui da noi) scudo di una Onlus, di una coop o di una Ong, il cui lavoro viene pagato dallo Stato.

GLI UOMINI

Dati recenti non sono disponibili, ma sarebbe interessante sapere a quanto ammonta il fiume di denaro che viene dispensato a questi volenterosi volontari per il loro lavoro e per l’assistenza agli immigrati (al loro costo va aggiunto quello di Mare Nostrum, per le navi e per gli oneri di missione del personale addetto che potrebbe essere stato equiparato a quello che opera in zona di guerra. Ciò significherebbe soldi e nastrini, cioè carriera per ufficiali e sottufficiali e soldi, molti, per tutti). Prima di procedere all’ammissione di qualcuno nel territorio nazionale, a leggi vigenti, sarebbe necessario identificarlo per stabilire a quale categoria di immigrante appartenga. Per concedere lo status di rifugiato occorrerebbe un provvedimento amministrativo.

LE PROTESTE

La sensazione, confermata da operatori del settore, è che ci sia un ordine ufficioso di chiudere gli occhi, consentendo a tutti di sfuggire dai Centri di raccolta e di andarsene dove vogliono. Da qui le proteste dei paesi del Nord-Europa che, non essendo documentato il luogo di sbarco, non possono respingere gli illegali identificati nei loro territori.

L’IDENTIFICAZIONE

Ci sono altre due delicate considerazioni: la mancata identificazione impedisce di vietare l’accesso a coloro che sono stati già espulsi; manca del tutto un’analisi sanitaria personale che consenta di stabilire se i nuovi venuti siano portatori di malattie infettive (questione gravissima, alla luce dell’epidemia del virus Ebola). Il metodo è quello per cui siamo conosciuti e disprezzati nel mondo: la furbizia. Non si tratta di attività meramente caritatevoli: se destinassimo quanto spendiamo per Mare Nostrum e conseguenze per aiuti diretti sul posto (certo non in zone di guerra, ma là ci sono le organizzazioni Onu che cercano di soccorrere gli sventurati), probabilmente otterremmo risultati altrettanto significativi. Si tratta di una questione politica da affrontare con un unico strumento: la ragione che suggerisce di evitare un’invasione pericolosa e incontrollabile.

LE PAROLE DI ALFANO

Angelino Alfano, intanto, invece di compiere la necessaria autocritica, cerca, inutilmente di fare la faccia feroce contro i suoi colleghi di Bruxelles. Se Frontex sarà allargato, una mezza rivoluzione sarà scatenata da coloro che da Mare Nostrum traggono pane e companatico. E l’operazione non potrà non avere contenuti restrittivi rispetto all’aperta, stolida accoglienza di chiunque voglia venire in Europa.

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